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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 15:01.

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L'effetto di tutto ciò, soprattutto in considerazione della lunga storia anti-giapponese, fu un'ondata prevedibile di violenza razzista, che comprese anche la distruzione di automobili giapponesi. La morte per percosse di Vincent Chin, un cinese-americano che fu scambiato per giapponese, passò anch’esso alla storia e fa venire in mente ricordando un articolo pseudo-scientifico su come distinguere i cinesi dai giapponesi che la rivista Life pubblicò nel dicembre 1941.

La situazione indiana negli Stati Uniti oggi è diversa; non c’è un bagaglio di ricordi spiacevoli su cui i pregiudizi e la violenza possono costruire. Eppure, come un cactus nel deserto, l'odio può nutrirsi di molto poco.

Purtroppo, l'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha incessantemente insistito sul fatto che l’outsourcing in India fosse la causa di perdite di posti di lavoro americani. Allo stesso modo, il senatore Charles Schumer di New York si è lasciato andare ad attacchi ripetuti contro i giapponesi, i cinesi e gli indiani - un record singolare di truculenza ed analfabetismo economico - mentre il senatore Barbara Boxer della California ha attaccato il suo più recente avversario elettorale, Carly Fiorina, per aver distrutto 30.000 posti di lavoro presso la Hewlett Packard durante la sua gestione della società. In realtà, in un mondo altamente competitivo, la Hewlett-Packard è riuscita a salvare 150.000 lavoratori sacrificandone 30.000.

Nell’attuale campagna elettorale presidenziale, il Partito Democratico attacca lo sfidante repubblicano di Obama, Mitt Romney, per gli stessi pretestuosi motivi, con i media che, compiacenti, si adeguano alla degrinazione de facto che i democratici fanno nei confronti dell’India.

Il risultato netto è stato quello di alimentare risentimento contro l’India che sfocia in violenza occasionale. Gruppi che si definiscono "dot-busters" (cacciatori di punti) hanno iniziato ad attaccare le donne indiane. Quando ho scritto a favore di un commercio più libero ed un’immigrazione liberale, sono stato denunciato come "negro al curry".

Né l’amministrazione Obama ha aiutato le cose spostando la colpa del fallimento dei negoziati commerciali multilaterali del Doha Round sull’India. Fuori dagli Stati Uniti, è ben noto che lo stesso Obama ha staccato la spina a Doha. L'idea che "siamo aperti e gli altri sono chiusi," una credenza cara ai politici americani ed ai media - ed un atto di fede dell'attuale amministrazione - alimenta anche l'idea che i paesi come l'India siano operatori malvagi, proprio come i giapponesi nel 1980.

La gran parte del mondo si aspettava un comportamento molto più elevato da parte di Obama. Sfortunatamente, ha ottenuto un livello molto più basso di quanto anticipato.

Jagdish Bhagwati è professore di Economia e Legge alla Columbia University and Senior Fellow in Economia Internazionale al Consiglio delle Relazioni Estere.

Copyright: Project Syndicate, 2012.

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