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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2013 alle ore 17:20.

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Neanche la Bce ha ragione di rallegrarsi della sua manovra di allentamento monetario. Malgrado il bilancio sia raddoppiato, toccando gli oltre 3mila miliardi di euro (4mila miliardi di dollari), l’Europa è scivolata nella recessione per la seconda volta in quattro anni.

Non solo l’abilità del Qe di dare una spinta alle economie lacerate dalla crisi e con i conti in rosso è limitata, ma corre anche l’importante rischio di rendere confusa la distinzione tra politica monetaria e fiscale. Le banche centrali che acquistano debito sovrano emesso dalle autorità fiscali compensano la disciplina imposta dal mercato sui costi di indebitamento sovvenzionando effettivamente lo sperpero del settore pubblico.

Sfortunatamente sembra che il Giappone abbia dimenticato molte lezioni del passato – soprattutto la deludente esperienza della Boj con i tassi di interesse a zero e il Qe agli inizi del 2000, oltre ad aver perso di vista gli anni 90, il primo decennio perduto, in cui le autorità fecero tutto il possibile per prolungare la vita delle banche insolventi e di numerose società non finanziarie. Le aziende simili a zombie sono state tenute artificialmente in vita nella falsa speranza che solo il tempo le avrebbe riportate in vita. Fu solo alla fine del decennio, quando fu riorganizzato il settore bancario e incoraggiata la ristrutturazione societaria, che il Giappone fece progressi nella lunga e tortuosa strada di risanamento del bilancio e trasformazione strutturale.

Le autorità americane hanno ceduto alle stesse tentazioni giapponesi. Dal quantitative easing ai deficit di bilancio federale da record ai bailout senza precedenti, hanno fatto tutto quanto in loro potere per mascherare la sofferenza del risanamento di bilancio e l’aggiustamento strutturale. Di conseguenza, l’America ha creato la propria generazione di zombie – in questo caso, di consumatori zombie.

Come per il Giappone, la ripresa post-bolla dell’America è stata limitata – anche sulla scia delle massicce iniezioni di liquidità della Fed. Il debito delle famiglie si attestava al 112% del reddito nel terzo trimestre del 2012 – in ribasso dal picco record registrato nel 2006, ma ancora quasi 40 punti percentuali al di sopra del 75% delle ultime tre decadi del ventesimo secolo. In modo analogo, il , pari appena al 3,5% nei quattro mesi fino a novembre 2012, era meno della metà della media pari al 7,9% evidenziata tra il 1970 e il 1999.

Lo stesso dicasi per l’Europa. Le iper-aggressive azioni delle Bce hanno raggiunto scarsi risultati nel portare la trasformazione strutturale tanto attesa nella regione. Le economie europee periferiche lacerate dalla crisi soffrono tuttora di un peso debitorio insostenibile e di seri problemi legati alla produttività e alla competitività. E un frammentato sistema bancario europeo resta uno degli anelli più deboli della regione.

È questa la cura che Abe desidera davvero per il Giappone? L’ultima cosa di cui ha bisogno l’economia giapponese a questo punto è di fare passi falsi sulle riforme strutturali. Eppure, inducendo la Boj a seguire le orme sbagliate della Fed e della Bce, il rischio è esattamente questo.

Le massicce iniezioni di liquidità effettuate dalle principali banche centrali del mondo – Fed, Bce e Boj – non stanno né dando slancio alle rispettive economie, né facilitando il risanamento di bilancio e il cambiamento strutturale. Tutto ciò permette a un’enorme quantità di liquidità in eccesso di circolare nei mercati finanziari globali. E lì dove si concentra tale liquidità, sarà inevitabilmente destinata a scoppiare la prossima crisi.

Traduzione di Simona Polverino

Stephen S. Roach, membro della facoltà di Yale ed ex presidente non esecutivo di Morgan Stanley Asia, è autore di The Next Asia.

Copyright: Project Syndicate, 2012.

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