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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 12:01.

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Certo, i tedeschi non hanno del tutto torto; la crisi nella periferia dell’Europa indebolisce le prospettive di crescita economica della Germania. Ma si dovrebbero ricordare che, solo un decennio fa, era la Germania la malata d’Europa, e che la forte crescita ed il dinamismo di altre aree europee hanno contribuito sostanzialmente alla sua ripresa. E devono riconoscere che gli europei sono tutti sulla stessa barca; ciò che è bene per l’Europa è un bene per la Germania, e viceversa.

La seconda illusione, che mette i paraocchi a molti tedeschi, è il ritenere che gli altri governi europei siano a caccia dei loro soldi. Di conseguenza, la Germania è stata riluttante ad impegnarsi pienamente nel dibattito circa un’unione bancaria europea, nella convinzione che avrebbe esposto i contribuenti tedeschi a gravi rischi e costi sconosciuti mediante una ristrutturazione bancaria e l’assicurazione dei depositi. Per ragioni simili, i tedeschi sono stati critici riguardo agli strumenti di politica monetaria della BCE, in particolare nei confronti del , con gli oppositori che si appellano alla corte costituzionale tedesca perché invalidi gli acquisti condizionali del debito pubblico dell’Eurozona del programma OMT.

Tale opposizione sembra irrazionale, dato che il solo annuncio da parte della BCE del programma OMT ha calmato i mercati del debito sovrano e ridotto gli oneri finanziari nei paesi periferici. Infatti, con la semplice offerta di una misura di protezione credibile contro il rischio di collasso della zona euro, il programma è diventato una delle misure più efficaci introdotte da una banca centrale nella storia recente. La spiegazione più ragionevole per la risposta della Germania è che molti tedeschi nutrono una profonda diffidenza verso gli altri governi europei, e quindi credono che non si possa fare affidamento su di loro per evitare l’insolvenza.

La terza illusione tedesca è che la crisi attuale è in definitiva una crisi dell’euro. Sebbene si sia tentati di fare della moneta comune il capro espiatorio, di fatto l’euro ha portato enormi benefici economici e finanziari alla Germania, dovuti ad un incremento degli scambi, una più elevata stabilità dei prezzi, una maggiore concorrenza e una migliore efficienza.

Inoltre, la crisi della zona euro non ha le caratteristiche di una crisi valutaria. L’euro non è sopravvalutato o mal gestito, cosa che minerebbe la competitività ed eroderebbe la fiducia nella stabilità a lungo termine della valuta. Al contrario, la notevole capacità di recupero del tasso di cambio in euro nei confronti di tutte le altre principali valute dimostra la fede duratura nella vitalità e stabilità dell’euro. Ciò che i mercati finanziari non credono più è che i governi facciano quanto serve per salvare l’Europa dalla crisi.

È similmente viziato l’argomento che la crisi nasca dal fatto che la zona euro non è un’area valutaria ottimale. Nessuna economia è un’area valutaria ottimale; ci sono differenze sostanziali tra gli stati americani e anche tra i Länder tedeschi. La sfida principale alla redditività a lungo termine dell’euro è la mancanza di volontà politica di attuare politiche complementari, come ad esempio l’unione bancaria ed una credibile unione fiscale.

Benché le prospettive economiche siano migliorate, la zona euro non è fuori pericolo. Una crisi profonda in qualsiasi paese membro rischia di diventare contagiosa. Data la sua apertura commerciale e finanziaria, così come la responsabilità di leadership che accompagna la sua forza economica, la Germania potrebbe dover affrontare costi particolarmente elevati.

In questo contesto, il terzo governo della Cancelliera Angela Merkel, una volta costituito, deve liberare il paese delle illusioni che gli impediscono di giocare un ruolo dinamico e costruttivo nel garantire che l’Europa funzioni come un’unione. Tale impegno richiede, soprattutto, il ripristino della fiducia tra i paesi europei. Sebbene ciò sarà senza dubbio difficile da raggiungere, è la sola vera opzione per la Germania - e una speranza reale per l’Europa.

Marcel Fratzscher è Presidente dell’Istituto Tedesco per la Ricerca Economica( DIW Berlin) e Professore di Macroeconomia e Finanza presso la Humboldt University di Berlino.

Copyright: Project Syndicate, 2013.