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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 14:25.

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Le analogie storiche schematizzate spesso giocano un ruolo simile. Ad esempio, gli studiosi di relazioni internazionali utilizzano il famoso incontro di Monaco del 1938 tra Neville Chamberlain e Adolf Hitler come un modello del modo in cui il voler placare una forte propensione verso l’espansionismo possa avere esiti inutili (o pericolosi).

Ma, così come la semplificazione è inevitabile per la spiegazione, essa rappresenta anche una trappola. È facile che si sposi con modelli particolari e non riesca a riconoscere che le mutate circostanze richiedano modelli diversi.

Come altri esseri umani, gli scienziati sociali sono inclini ad un eccesso di fiducia nei confronti del loro modello preferito del momento. Essi tendono ad esagerare nel sostenere il modello e a non tenere conto delle nuove prove che lo contraddicono - un fenomeno noto come errore di conferma.

In un mondo con circostanze varie e mutevoli, gli scienziati sociali possono compiere danni reali applicando il modello sbagliato. Le politiche economiche neoliberiste, fondate su mercati ben funzionanti, sono fallite nei paesi in via di sviluppo – come i modelli di pianificazione della fase precedente, che presupponendo burocrati competenti e capaci non hanno funzionato. La teoria dei mercati efficienti ha portato i politici fuori strada incoraggiandoli ad intraprendere un’eccessiva deregulation finanziaria. Sarebbe costoso applicare l’analogia di Monaco del 1938 ad uno specifico conflitto internazionale quando la situazione di fondo ricorda più quella di Sarajevo del 1914.

Dunque in che modo scegliere tra semplificazioni alternative della realtà? Rigorosi test empirici possono alla fine risolvere questioni del tipo se gli Stati Uniti oggi soffrano più per un problema keynesiano di mancanza di domanda o per l’incertezza politica. Eppure spesso abbiamo bisogno di prendere decisioni in tempo reale, senza il beneficio di prove empiriche decisive. La mia ricerca sulla (con , , e altri) è un esempio di questo stile di lavoro, che mostra come in un contesto specifico tra molteplici limiti alla crescita si possano identificare i più vincolanti.

Purtroppo, gli economisti e gli altri scienziati sociali non ricevono praticamente nessun addestramento sulle modalità con cui scegliere tra modelli alternativi. Né una tale attitudine professionale viene premiata. Si considera scienza lo sviluppo di nuove teorie e prove empiriche, mentre l’esercizio del buon senso viene chiaramente ritenuto un mestiere.

Il filosofo distingue notoriamente tra due stili di pensiero, che egli identifica con la metafora del riccio e della volpe. Il riccio è affascinato da una sola grande idea, che applica incessantemente. La volpe, al contrario, manca di una visione ampia e mantiene sul mondo molti punti di vista differenti - alcuni anche contraddittori.

Si può sempre anticipare il modo di assumere un problema da parte del riccio - così come si può prevedere che i fondamentalisti del mercato prescriveranno sempre mercati più liberi, a prescindere dalla natura del problema economico. Le volpi hanno in testa teorie tra loro in competizione, se possibile incompatibili. Non sono legate ad una particolare ideologia e trovano più facile pensare contestualmente.

È più probabile che ci indichino la direzione giusta gli studiosi in grado di passare da un quadro esplicativo ad un altro a secondo delle circostanze. Il mondo ha bisogno di un minor numero di ricci e di più volpi.

Dani Rodrik, Professore di Scienze Sociali presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, New Jersey, è l’autore di The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy.

Copyright: Project Syndicate, 2014.

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