House Ad
House Ad
 

IL SOCIAL NETWORK DA PERSONALIZZARE

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2010 alle ore 08:28.

DA LONDRA
NICOL DEGLI INNOCENTI
Facebook punta sull'Europa, mercato in forte crescita e vera e propria fucina di sviluppatori di talento. Lo ha detto il fondatore Marc Zuckerberg, a Londra in occasione del primo "Facebook Developer Garage" mai organizzato al di fuori della California. Due mesi fa, quando Facebook aveva lanciato la piattaforma di plug-in sociali che utilizza un codice semplificato per integrare il sito con siti esterni, i partner erano 70, ora sono diventati oltre 350mila. L'obiettivo è ampliare ulteriormente la piattaforma agli sviluppatori esterni per sostenerli e arrivare a un punto in cui ogni sito in Europa è integrato con Open Graph, l'ingresso alla banca dati di Facebook. In questa fase il contributo di innovazione che arriva dall'Europa è rilevante, dal pioniere del social gaming britannico Playfish al sito turco di video Izlesene alla nuova versione di Spotify. «C'è una nuova ondata di sviluppatori che hanno l'opportunitá di costruire nuovo software, nuovi siti e applicazioni mobili – ha detto Zuckerberg –. Tra qualche anno, quando il web sarà molto più personalizzato, ci guarderemo indietro e ci domanderemo come mai non è sempre stato così».
Gli oltre 500 milioni di utenti Facebook, il 70% dei quali al di fuori degli Usa, diventeranno presto un miliardo, secondo Zuckerberg. In Europa il maggiore mercato è quello britannico con 26 milioni di utenti, ma l'Italia è poco indietro con 16 milioni, davanti alla Francia con 15 e Spagna e Germania con 10 milioni a testa. «Cerchiamo sempre partner locali per rendere l'esperienza più rilevante per gli utenti del posto, e l'Europa rappresenta già il 50% dell'utilizzo globale di plug-in – afferma Ore Christian Hernandez, responsabile International Business Development di Facebook –. Quello italiano è un mercato ideale per noi perché è molto dinamico e ha caratteristiche ben precise: l'utente italiano si collega a Facebook più volte al giorno, più spesso della media, ma tende a comunicare, scambiarsi messaggi e condividere foto piuttosto che a giocare».
Il successo non va comunque mai dato per scontato: lo dimostra il caso di Bebo, poco fa considerata una seria rivale di Facebook, acquistata da Aol per 850 milioni di dollari nel 2008 e ora ceduta a investitori privati, pare per soli 10 milioni. La differenza tra le due società è di approccio, secondo Carole Shields, ex presidente di Bebo passata da poche settimane a Facebook come vicepresidente responsabile delle vendite europee: Bebo puntava a massimizzare i rendimenti sul breve termine per gli investitori, mentre Facebook ha un'ottica di lungo periodo e gli utenti sono sempre la priorità numero uno.

L’articolo continua sotto

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA