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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 16:15.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2010 alle ore 10:54.

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Ci sono anche i rischi di un rialzo dei prezzi del petrolio e di una ripresa dell’inflazione, ma per il momento sono rischi contenuti.

Un lancio Afp ripreso sul sito di Libération sonda gli economisti: per Howard Archer, di Ihs Global Insight, nelle prossime settimane l’euro si stabilizzerà a 1,15; per Jennifer McKeown, di Capital Economics, l’euro potrebbe ritrovare la parità con il dollaro. Sarebbe comunque al di sopra del minimo storico di 0,8230 toccato il 26 ottobre del 2000. E il deprezzamento rilancerebbe le esportazioni europee.

C’è invece poco da consolarsi secondo John Cochrane, che sul Wall Street Journal vede l’Europa viaggiare verso l’inflazione. Nel commento, intitolato “Miti greci e tragedia dell'euro”, il professore di finanza boccia il salvataggio della Grecia e la svolta della Bce.  Contrariamente a quanto si pensa, secondo Cochrane il modo migliore per salvare l’euro, è lasciare che la Grecia faccia default o rinegozi con i detentori di titoli di stato. E “il solo modo per risolvere il pasticcio fiscale dell’eurozona (e il nostro) è di abbattere la spesa governativa e focalizzarsi sulla crescita”. La crescita – spiega - non viene dalla spesa, soprattutto non dalla spesa che va ad alimentare generose pensioni e pingue buste paga statali. La spesa della Grecia di oltre il 50% del Pil, infatti, non si è tradotta in robusta crescita. “Se non altro, la crisi mondiale del debito sovrano sta mandando lo stimolo fiscale nel mucchio di cenere delle cattive idee”.    

Analizzando la decisione della Banca centrale europea di acquistare titoli di stato per 16,5 miliardi di euro, il Wsj fa notare che secondo alcuni economisti la mossa della Bce non è il passo "aggressivo" necessario per riportare la fiducia. “Dubbi sulla credibilità continuano a incombere sulla Bce e sui governi europei, pesando sull’euro”, scrive Brian Blackstone. In compenso, un euro debole può essere un bene per l’economia europea, perché rende i paesi dell’eurozona più competitivi sul mercato globale.

Il deprezzamento del 15% circa da dicembre a oggi registrato dall’euro nei confronti del dollaro “aiuta soprattutto sui mercati dove le imprese europee competono con quelle Usa e cinesi”, osserva il Wsj. Tuttavia, “non rende la Grecia più competitiva nei confronti di altri paesi dell’eurozona come la Germania, limitando i benefici”.

Il Washington Post in un commento intitolato “Svegliati, America” invita a riflettere sull’esperienza europea per affrontare il problema di deficit e debito americano.
L’austerità è di rigore sui siti spagnoli, concentrati sulle iniziative del governo di Madrid sul fronte interno ed europeo. El Pais titola: “La Spagna promette davanti all’Eurogruppo di fare riforme strutturali”, “Bruxelles accelera il piano per un maggior controllo del settore finanziario”. Si tratta della proposta avanzata all’Ecofin dalla presidenza spagnola per regolamentare i fondi speculativi.

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