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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 08:56.
E il problema della moneta cinese?
Su questo, appunto, non c'è alternativa. Debbono svalutare. L'attuale competizione non è equa.
Già, ma lo sviluppo delle economie emergenti non rappresenta un'opportunità anche per i paesi europei e per gruppi, come Axa, presenti su scala globale?
Dipende. Lo è senz'altro se quelle economie sono aperte alla concorrenza. Ma paesi come la Cina e l'India sono protezionisti, non sono aperti alla concorrenza e quindi l'opportunità non c'è, bisognerebbe che l'Organizzazione mondiale del commercio li obblighi ad aprirsi, mettendo in atto possibili ritorsioni.
I paesi europei non hanno niente da rimproverarsi?
Per molto tempo abbiamo vissuto al disopra dei nostri mezzi, avremmo dovuto diminuire il nostro livello di vita come si fa in guerra per aumentare la produttività. Invece abbiamo vissuto a credito ed ora dobbiamo correggere il tiro per far ripartire la macchina dell'economia, ma non è così scontato. Comporta una crisi sociale.
È stata anche questa esigenza di vivere al di sopra dei propri mezzi ad aver incoraggiato i comportamenti rischiosi nel sistema finanziario?
Le cause della crisi le conosciamo: il disordine nella regolamentazione, la cupidigia, la mancanza di buon senso. Perché il sistema possa riprendere a funzionare sono necessarie riforme profonde. Siamo andati troppo oltre nella liberalizzazione.
Chi ha sbagliato?
Trovo che i regulator che quelli che dovevano far rispettare le regole non hanno lavorato bene. L'abbiamo visto nel caso dei mutui subprime. Era evidente a tutti che avrebbero provocato una vera catastrofe. La compagnia statunitense Aig è entrata in crisi non per il suo business assicurativo, ma per il modo con cui gestiva alcune attività finanziarie. L'avevo detto a Hank Greenberg (il fondatore di Aig, ndr) che era una vera e propria follia. Ci vogliono regole precise e controlli.
Allora fanno bene i regulator di tutto il mondo a stringere i bulloni del sistema finanziario con regole più severe.
Il problema è che quando i regolatori stabiliscono le nuove norme spesso cedono alla paura, cedono al panico addirittura. Per esempio, quando ci fu la crisi dei junk bond (i «titoli spazzatura») alla fine degli anni ottanta, le assicurazioni in Usa furono spinte a non investire più nelle azioni e nell'immobiliare. A risollevare queste queste attività sono arrivati fondi a breve termine mentre l'assicurazione opera nel lungo termine. Questo ha determinato una trasformazione del mercato, e non è stato un bene.
Con Basilea 3 alle banche sono stati chiesti mezzi patrimoniali aggiuntivi per evitare future crisi. Accadrà lo stesso alle assicurazioni con Solvency II?
Banche ed assicurazioni sono due cose diverse. Gli istituti di credito fanno circolare i soldi, ciò che necessariamente comporta rischi sistemici. Nelle assicurazioni non è così perché la loro attività non costituisce un rischio sistemico in sé. Peraltro, anche prendendo le maggiori assicurazioni al mondo, Axa e Allianz, il loro portafoglio rappresenta solo il 3% del fatturato dei premi mondiali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI AMMONIMENTI
Maurice Greenberg
Ex ceo di Aig
«Era evidente a tutti
la catastrofe dei subprime
Avevo detto a Greenberg
che il modo con cui aveva
gestito alcune attività
era una vera follia»
Manmohan Singh
Premier dell'India
«La Cina e l'India sono
paesi protezionisti:
bisogna che la Wto
li obblighi ad aprirsi
mettendo in atto
possibili ritorsioni»
IL PERSONAGGIO
Ai vertici
Nato il 29 luglio 1935, Claude Bébéar assume nel 1975 la direzione di Mutuelles Unies. Nel 1985 crea Axa e con una serie di audaci acquisizioni ne fa il primo gruppo assicurativo francese e poi uno dei leader mondiali del settore. Nel 2000 lascia la guida operativa a Henri de Castries. Attualmente è presidente onorario della compagnia.
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