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Finanza e Mercati In primo piano

Siglato l'accordo sugli esuberi di UniCredit. Il piano prevede l'assunzione di 1.121 giovani

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 09:09.

Tremila esuberi, su base volontaria e incentivata, nel triennio 2011-2013, a fronte di 2.200 assunzioni nello stesso periodo. Sono i punti chiave dell'accordo sindacale sulle ricadute occupazionali di One4C, il piano di riorganizzazione di UniCredit che dal primo novembre ridisegnerà la mappa delle attività italiane della banca di Piazza Cordusio.

L'intesa, raggiunta alle 5.30 di stamane, dopo trattative no-stop durate sei giorni e tre notti, prevede che nel triennio 2011-13 lasceranno volontariamente UniCredit 3000 dipendenti che hanno maturato i requisiti per la pensione. Altre 1.700 uscite, comprese 600 previste dal piano di integrazione con Capitalia, saranno discusse per il biennio 2014-2015.

A fronte delle uscite sono previste la stabilizzazione di 1.077 neoassunti con contratto di apprendistato, mille nuove assunzioni entro il 2013 (da attingere, tra gli altri, tra i bancari restati senza impiego per alcune recenti crisi aziendali, come quella del Gruppo Delta e della siciliana Setesi), ed, entro fine anno, altre 121 assunzioni già previste da precedenti accordi.
Fatte anche le intese sul premio aziendale 2010, sui nuovi canali distributivi evoluti e sulle ricadute della riorganizzazione aziendale sugli inquadramenti professionali. Soddisfazione è stata espressa da DirCredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Silcea, Sinfub, Ugl Credito e Uilca. L'accordo è stato firmato anche da Falcri che però non ha siglato la parte relativa al premio aziendale.

Cosa prevede One4C
One4C è il nuovo modello organizzativo di UniCredit che entrerà in vigore dal primo novembre. Il cosiddetto "bancone" prevede l'incorporazione in UniCredit Spa di UC Banca, UC Banca di Roma, Banco di Sicilia, UC Corporate Banking, UC Private Banking, UC Family Financing Bank e UC Bancassurance M&A. La riorganizzazione delle attività nazionali di UniCredit risponde a logiche di maggior attenzione alla clientela retail e corporate e comporta l'eliminazione delle funzioni doppie e triple che numerose delle divisioni di prodotto di UniCredit gestivano autonomamente nel precedente modello organizzativo.

L'esodo volontario
Gli esodi per il triennio 2011-13 riguarderanno tremila dipendenti a fronte delle richieste di parte aziendale che puntavano alla fuoriuscita obbligatoria di 4.700 persone (600 delle quali già previste dal vecchio piano di integrazione Capitalia). L'accordo prevede una fase di uscita volontaria e incentivata in base all'età per tutti coloro che sono già in possesso dei requisiti pensionistici o che li matureranno entro il 31 dicembre 2013.

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Secondo cifre fornite nei giorni scorsi dall'azienda ai sindacati, il 60% circa dei dipendenti che nel prossimo triennio matureranno i requisiti previdenziali fa capo alle tre società che gestiscono la rete degli sportelli, UniCredit Banca di Roma (800 dipendenti che entro il 2013 avranno i requisiti e anche la "finestra" di uscita), UniCredit Banca (373) e Banco di Sicilia (245). Un altro 15% fa capo a corporate (302) e private banking (54). Il resto è distribuito tra holding (161), produzioni accentrate (300), società di It (62) e altre aziende (167). Sono 2.464 posizioni che raggiungono le 3.203 con chi maturerà la pensione entro il 2013 ma potrà andarci nel 2014.

Il lavoratore potrà opzionare la propria uscita alla maturazione del requisito previdenziale e, in tal caso, fruirebbe del 100% dell'incentivo e di un assegno pari al 70% netto dell'ultima retribuzione sino al raggiungimento della finestra, oppure direttamente alla maturazione della finestra (in tal caso fruirebbero di un incentivo pari al 50%.

Allo scopo di individuare il personale interessato al piano di uscite, ciascun dipendente nato fino a tutto il 1959 dovrà obbligatoriamente compilare e sottoscrivere appositi moduli forniti da UniCredit, da riconsegnare entro il 15 novembre, indicando, tra l'altro, l'intero percorso contributivo dell'interessato (compresi anche i contributi a qualunque titolo maturati al di fuori del gruppo).

Azienda e sindacati hanno stabilito che tra il 15 e il 26 novembre scatterà una fase di controllo del progresso nella presentazione delle domande volontarie di uscita, che sarà effettuata entro fine novembre per un'analisi "congiunta e dettagliata" delle dinamiche occupazionali per verificare il raggiungimento dei numeri stabiliti nell'accordo. In assenza del raggiungimento della quota di 3mila esodi volontari, scatteranno le procedure della legge 223 che renderanno obbligatoria l'uscita dei lavoratori alla maturazione dei requisiti pensionistici.

Il raggiungimento degli obiettivi di uscita consentirà anche di "liberare" i 600 dipendenti di UniCredit che avevano già fatto domanda di esodo volontario in base all'accordo di integrazione con Capitalia ma le cui domande erano risultate in eccesso rispetto al totale previsto, e che poi erano rimasti bloccati prima di poter accedere al Fondo esuberi per lo spostamento di un anno delle finestre previdenziali introdotto dalla legge Tremonti dell'estate scorsa.

La stabilizzazione dei precari e le assunzioni
È prevista la stabilizzazione di tutti e 1.077 i dipendenti di UniCredit neoassunti con contratto d'apprendistato. Nel triennio la banca di Piazza Cordusio effettuerà 1.000 nuove assunzioni e, entro la fine del 2010, le altre 121 già previste da precedenti accordi. Tra stabilizzazioni e nuovi ingressi, sono così in entrata in UniCredit 2.198 nuovi dipendenti.

Ai nuovi assunti sarà subito applicato il contratto nazionale in forma completa, mentre quello integrativo aziendale dopo il quarto anno di servizio; durante i primi quattro anni di lavoro, ai 1.000 neoassunti verranno comunque garantite alcune prestazioni accessorie in materia di previdenza (riconoscimento da subito del contributo aziendale del 3%), assistenza, coperture infortunistiche e condizioni bancarie agevolate.

Il premio aziendale
L'intesa siglata questa notte prevede l'erogazione per i dipendenti del gruppo di un premio aziendale riferito all'anno 2010, in pagamento nel 2011, per un importo medio - da riparametrare in base alla qualifica - di 2.000 euro lordi.

La discussione sugli inquadramenti
UniCredit e sindacati costiruiranno una commissione che, entro il primo semestre del 2011, valuterà gli impatti sulle attuali figure professionali e i relativi percorsi professionali, per giungere a un nuovo accordo che regoli la materia. Restano comunque validi tutti i relativi accordi sugli inquadramenti in vigore a oggi.

Le reazioni di sindacati
Secondo Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi, «È stata una vertenza difficile perché volevamo garantire, oltre alle nuove assunzioni e alla stabilizzazione di tutti i precari, degli incentivi economici per quei 3000 lavoratori che volontariamente sceglieranno di andare in pensione o in pre-pensionamento. Siamo soddisfatti dell'obiettivo raggiunto. Spetta ora all'azienda dimostrare la volontà di rendere ancora più competitiva Unicredit con politiche orientate alla crescita e al recupero del rapporto col territorio. Siamo certi che il nuovo Ceo del Gruppo, Federico Ghizzoni, non vanificherà i significativi risultati ottenuti da questo accordo che permette una migliore razionalizzazione dei costi senza tuttavia calpestare professionalità e diritti dei lavoratori».

Per il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, «è stata una trattativa lunga e difficile che ha comportato però un risultato altamente positivo che va ascritto alla capacità negoziale del sindacato dei lavoratori del credito e delle buone relazioni esistenti con la controparte. Abbiamo sconfitto le cassandre che volevano un sindacato subalterno ai processi di ristrutturazione aziendale. Abbiamo, soprattutto, sconfitto chi, all'interno della banca ha cercato, dopo l'inopinata uscita di scena di Profumo, di ritagliarsi un ruolo senza fare i conti con le organizzazioni sindacali».

Secondo Giuseppe Gallo, segretario generale Fiba/Cisl, «il primo accordo dell'era Ghizzoni conferma il valore di relazioni sindacali concertative ed esprime in tutta la sua impostazione il principio del patto generazionale tra lavoratori in uscita ed opportunità occupazionali per i giovani.

Con questo accordo, seguendo la stessa impostazione dell'accordo stipulato in Intesa Sanpaolo la scorsa primavera per la creazione di nuova occupazione netta, i sindacati del credito intendono contrastare alla radice i rischi di precarietà dei rapporti di lavoro nel settore. E' la nostra risposta alla domanda di lavoro, di diritti, di cittadinanza e di futuro di cui le giovani generazioni sono portatrici. Gli accordi di Intesa Sanpaolo e Unicredit meritano un'attenta riflessione in vista della piattaforma di rinnovo del contratto collettivo nazionale di categoria dell'Abi in scadenza il 31 dicembre, per estendere a tutto il settore bancario un'efficace barriera all'entrata contro la precarietà e per la creazione di buona, stabile occupazione. E' il nostro contributo, socialmente responsabile, all'uscita dalla crisi».

Secondo Aleardo Pelacchi, segretario generale della Falcri riconfermato dal congresso della scorsa settimana, «la trattativa ha richiesto un'importante assunzione di responsabilità. Falcri-Confsal ha fatto la sua parte ma non ha condiviso l'accordo sul premio di produttività, che prevede un'ulteriore riduzione dell'importo, perchè continua a sostenere che debba essere raggiunto individuando specifici indicatori, come previsto nel contratto nazionale di categoria, in un arco di tempo pluriennale, per poter intercettare anche la ripresa, oltre che questa fase di difficle congiuntura economica.

Avrebbe apprezzato, peraltro, che a tutti fossero stati richiesti analaghi sacrifici». Secondo Agostino Cassarà, segretario generale aggiunto di DirCredito-Federdirigenti, «si tratta di un accordo sindacale molto complesso che ha vissuto in questi giorni fasi molto difficili. Motivi per i quali la delegazione Dircredito ha deciso di rimettere ogni decisione alla segreteria dell'organo di coordinamento del gruppo Unicredit, prevista per la giornata di domani in tarda serata».

Secondo Agostino Megale, segretario generale della Fisac/Cgil, l'accordo è «importante e positivo in quanto raggiunto unitariamente, a dimostrazione che la tenuta di tutto il sindacato su obiettivi chiari può ottenere un buon risultato. L'intesa definisce anche 2.100 tra stabilizzazioni e nuovi assunzioni di giovani all'insegna della stabilità del lavoro, del pieno rispetto del contratto nazionale e con il diritto da subito alla previdenza integrativa prevista dagli accordi aziendali e di gruppo.

Assumendo come prospettiva il lavoro stabile e tutelato per le nuove generazioni, l'accordo riafferma principi quali solidarietà, uguaglianza, superamento della precarietà, avendo costruito concretamente nel negoziato un vero e proprio piano giovani all'insegna dei diritti e tutele per le nuove generazioni. Nessuna deroga al contratto nazionale rende evidente che l'intesa raggiunta può lanciare un messaggio forte e positivo a tutto il sindacato, a dimostrazione che più si è uniti, più si è capaci di meglio tutelare il mondo del lavoro. L'Italia del lavoro è fatta di tanti accordi unitari, non prevalgono le intese separate, ma si possono e si debbono costruire condizioni capaci di offrire una prospettiva più avanzata al mondo del lavoro e alle nuove generazioni», conclude Megale.

Per il segretario nazionale della Ugl Credito, Fabio Verelli, «i risultati ottenuti nel corso del tavolo con UniCredit possono definirsi positivi, alla luce della difficile congiuntura economica che sta attraversando il paese. La chiusura della trattativa é avvenuta in tempi ragionevoli, fornendo risposte rapide ai lavoratori in attesa di chiarezza sul proprio futuro».


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