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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 13:46.

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Il fattore-costi, quindi, è un elemento decisivo. Naturalmente, a una spesa più elevata può corrispondere maggiore competenza gestionale e maggiore rendimento, ma certo chi parte con una zavorra più pesante deve essere consapevole che il suo viaggio sarà più difficile.

I PIP
Va considerato il nodo degli oneri
Nei primi nove mesi del 2010 hanno visto aumentare il numero di iscritti di oltre il 20%, stando alle rilevazioni provvisorie della Covip aggiornate a fine settembre. Le forme pensionistiche individuali di previdenza (Fip o Pip) sono passate da 893mila adesioni di fine 2009 al milione e 73mila di questo autunno. È questo, quindi, lo strumento che oggi va più forte sul mercato, nonostante non vi possa essere trasferito il contributo datoriale.
I Pip sono realizzati attraverso contratti di assicurazione sulla vita. A seconda dei casi, l'impresa di assicurazione può prevedere che la posizione individuale dell'aderente sia collegata a gestioni separate di ramo I o a fondi interni assicurativi oppure a unit linked rientranti nel ramo III. Non è invece possibile istituire Pip mediante prodotti index linked.
Essendo stati già previsti nella prima riforma della previdenza complementare, risalente a inizio degli anni 2000, oggi si è soliti distinguere tra Pip "nuovi" e pip "vecchi". I primi sono conformi al decreto 252/2005 e dunque risultano iscritti all'albo tenuto dalla Covip. Pertanto possono ricevere anche il Tfr. I secondi, più datati, sono i Pip relativi a contratti stipulati fino al 31 dicembre 2006 per i quali l'impresa di assicurazione non ha provveduto agli adeguamenti previsti.

Per chi sottoscrive i Pip, i costi salgono, e di molto. A fronte di una protezione che, soprattutto per i comparti linked, scarseggia a palesarsi. Gli oneri annui medi rilevati da Covip per questi strumenti di previdenza complementare sono nell'ordine del 3,5% (Isc a due anni) dato che diventa 1,5% sui 35 anni.
I costi elevati, inoltre, possono trasformarsi in una barriera per chi voglia poi trasferirsi a un'altra soluzione previdenziale. Pertanto risulta importante anche porre particolare attenzione all'indicatore sintetico di costo su orizzonti intermedi: cinque e dieci anni. In questo lasso di tempo il conto è ancora molto salato. Per i piani assicurativi l'Isc medio annuo è nell'ordine del 2,4% (per permanenze di cinque anni) e dell'1,9% sui dieci anni. Anche qui si trovano situazioni molto eterogenee: 5,99% (Isc a due anni) prelevato dai comparti azionari di Bcc Vita che ha un indicatore sintetico di costo molto elevato anche su permanenze a 35 anni (3%).

A dimostrazione che i maggiori costi servono a remunerare i canali di vendita, il comparto con i costi meno elevati è Rialto previdenza, che – quando viene scelto via web – nel fondo pensione Pensionline di Generlife, ha un Isc limitato all'0,85 per cento. Il conto sale se il contenitore viene venduto dalla rete agenziale: il costo annuo da sostenere per accedere al medesimo comparto, dotato anche di garanzia, inserito nei fondi pensione (Bsi previdenza attiva, Alpe Adria previdenza, Bg previdenza attiva) sale al 4% (Isc a due anni).

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