Il Sole 24 Ore
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7 dicembre 2010

L'Eurogruppo formalizza gli aiuti all'Irlanda e boccia l'aumento del fondo salva-stati e gli eurobond


Iniziata con grandi aspettative, la riunione di ieri dell'Eurogruppo, a Bruxelles, si è conclusa poco prima delle 22 senza nessuna nuova decisione e con la bocciatura delle due proposte sottoposte ai ministri delle Finanze per rafforzare la stabilità dell'Eurozona di fronte alla crisi del debito sovrano e agli attacchi dei mercati contro le sue economie più vulnerabili.

Ufficialmente, anzi, delle due proposte, l'aumento delle risorse a disposizione del Fondo di stabilità (Efsf) già operante, e del meccanismo permanente che lo sostituirà dal 2013, e l'emissione di "eurobond", attraverso un'agenzia europea, che "europeizzi" una parte del debito pubblico dei paesi membri, i ministri non avrebbero neanche parlato, secondo il resoconto della riunione che ha fatto il presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker, alla conferenza stampa finale.

«Il tema degli eurobond non era all'ordine del giorno e quindi non ne abbiamo parlato», ha detto Juncker, che aveva avanzato la proposta insieme al ministro dell'Economia italiano, Giulio Tremonti, con una lettera al Financial Times di ieri. Tuttavia, il presidente dell'eurogruppo ha difeso il progetto con la consueta ironia: «Ne ho parlato con Tremonti - ha detto - e l'idea non è così stupida come sembra. Si deve entrare nei dettagli della sua articolazione». Juncker ha ricordato di aver proposto il cosiddetto "semestre europeo" (l'esame congiunto dei bilanci annuali degli Stati membri prima della loro approvazione nei parlamenti nazionali) «una prima volta nel gennaio 2005 e nessuno l'accolse, poi di nuovo l'11 febbraio 2010, e ancora nessuno ci credeva: ora è diventato realtà, e dall'anno prossimo ci sarà il semestre europeo; lo stesso destino - ha profetizzato - è riservato agli eurobond».

Per ora, comunque, la proposta si è arenata di fronte alla rigida opposizione dei tedeschi, degli olandesi e degli austriaci, mentre non ha potuto svolgere la consueta opera di mediazione il ministro francese delle Finanze, Christine Lagarde, che ha partecipato solo a una parte della riunione via teleconferenza dall'India, dove si trovava ieri.

Respinta, almeno per ora, anche la proposta di aumentare sostanzialmente le risorse del Fondo di stabilità dell'eurozona (Efsf), caldeggiata dal direttore generale dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, presente alla riunione, dal ministro delle Finanze belga e presidente di turno dell'Ecofin, Didier Reynders, e, più discretamente, dal presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet (che ha tutto l'interesse ad allentare la pressione, per diminuire gli interventi della Bce con l'acquisto dei titoli di Stato sotto l'attacco dei mercati).
Secondo l'amministratore delegato dell'Efsf, Klaus Regling, presente all'Eurogruppo e alla sua conferenza stampa finale, «è sbagliato dire che le risorse del Fondo (440 miliardi di euro in garanzie di prestiti, ndr) siano insufficienti. Gli importi necessari sono limitati rispetto alla capacità di credito, visto che per l'intervento a favore dell'Irlanda utilizzeremo meno di un decimo di questa capacità». Il Fondo raccoglierà sui mercati 5 miliardi di euro entro la prima metà di gennaio, ha aggiunto Regling. Juncker ha tagliato corto di fronte alle insistenti domande dei cronisti, che volevano dettagli sulla discussione fra i ministri e la bocciatura della proposta di aumentare il Fondo: <Non c'è niente da aggiungere, visto che Regling ha detto che non ce n'è bisogno». Per il resto, l'eurogruppo ha preso nota dei nuovi sforzi di risanamento di bilancio, annunciati, approvati o in corso di realizzazione, da parte della Spagna e del Portogallo, illustrati dai ministri dei due paesi ora più esposti, sperando che siano sufficienti a scongiurare i prossimi attacchi dei mercati.


7 dicembre 2010