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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2011 alle ore 16:38.

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Gentili. Per un portafoglio a rischio medio consigliamo il 60-70% di azioni e il 20-25% di obbligazioni a breve scadenza. Il resto, lo terremmo temporaneamente in liquidità, vista l'incertezza sul fronte tassi e credito. Nella componente azionaria, gli Usa pesano il 50%, l'Europa il 35% e l'Asia emergente il 15%. I nomi che ci piacciono sono Goldman Sachs, Luxottica, Nestlé, Danone, Hsbc, Sara Lee, Shire Pharmaceuticals, Swedish Match, Cheung Kong, Vodafone. In Italia, Autogrill, Astaldi, Brembo, Campari, Danieli, Recordati, Ubi, Credem. Non compriamo settori, ma scegliamo con attenzione i singoli titoli. Tutti dovrebbero aver notato la differenza tra Goldman Sachs e Lehman Brothers o tra Luxottica e Safilo, che pure appartengono allo stesso settore. Nella componente obbligazionaria governativa, privilegiamo il basso rischio dei bund tedeschi a corta scadenza; in quella societaria i bancari italiani, inclusi i Tier1.

Giuliani. La nostra allocazione prevede il 45% di azioni, il 25% di obbligazioni, il 10% di materie prime e il 20% di liquidità, da ricollocare a seconda dell'andamento dei mercati. Per la parte azionaria, da un punto di vista geografico, diamo prevalenza all'America (45%), seguita da Europa (35%), Paesi emergenti (10%) e Giappone (10%), che potrebbe uscire dallo stallo grazie all'inflazione asiatica; dal punto di vista settoriale troviamo delle opportunità nei finanziari, nei tecnologici e nei petroliferi. Tra i titoli preferiti ci sono Eni, Microsoft, Pepsi Cola, Roche, Bnp e Banca Intesa. Per la parte bond suggeriamo il 70% di titoli di stato italiani a 5 anni con rendimento del 3,7% e il 30% di emissioni corporate: Pernod, Lafarge, Rbs, Prysmian e Glencore, con scadenza 3-4 anni e rendimenti al 5%.

Tomasi. Prevediamo un portafoglio obbligazionario, soprattutto corporate. Un'emissione su tutti è General Electric. E poi ci sono i bond a tasso variabile, dove si limita il rischio di rialzo dei tassi; le obbligazioni Usa offrono tassi reali interessanti e quelle asiatiche (di Cina, Indonesia e Taiwan), sono supportate dalla politica monetaria restrittiva e da valute forti. Siamo prudenti sul debito dei paesi periferici europei, tra cui preferiamo l'Italia, e privilegiamo il bund tedesco, che comunque rende 70/80 centesimi in più che a inizio anno. Il mercato azionario, sostenuto da un basso costo del denaro, è però sopravvalutato in Asia; al contrario, in Europa è a buon mercato, ma la cautela ci porta fare scelte attente sui titoli, come Gazprom e Rio Tinto, produttori di materie prime. A Piazza Affari, poco rappresentata in portafoglio, scegliamo Fiat, anche per via dello scorporo dell'auto e di altri eventuali (Ferrari o vendita di Cna); inoltre Safilo, esposta agli emergenti. Il nostro favore, però, va alle azioni Usa, che hanno capitalizzazione e liquidità elevate; in particolare Freeport e Alcoa, legati alle risorse di base. Inoltre, diamo spazio al settore dei fertilizzanti, con Potash e Monsanto. Entrambi i comparti godono del traino della domanda cinese.

marzia.redaelli@ilsole24ore.com

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