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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 15:37.

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Generali: un bene per l'Italia la partenza di Geronzi (Wsj)Generali: un bene per l'Italia la partenza di Geronzi (Wsj)

Le tensioni sulla governance di Generali "non sono nuove", nota il Ft. Tuttavia, la divisione nel Cda sui poteri di Geronzi e sulle partecipazioni incrociate di Generali in alcune delle più influenti imprese italiane "ha conseguenze di vasta portata sulla finanza italiana".

I titoli Generali e Mediobanca sono saliti di oltre il 5%, poiché "gli investitori si aspettano che l'uscita di Geronzi rimuova le preoccupazioni sulla governance e sulla strategia". Gli analisti, prosegue il Ft, consideravano un punto debole la storia di condanne per frode di Geronzi, la sua politica di potere romana, la sua amicizia con Berlusconi.

Le preoccupazioni si erano accentuate dopo l'intervista al Financial Times, in febbraio, quando Geronzi aveva esposto idee sulla strategia di Generali in contrasto con quelle dell'ad Giovanni Perissinotto.

Ora gli insider si aspettano che Generali torni a concentrarsi sull'espansione nell'Est europeo e sulla crescita degli utili, mentre le idee di Geronzi di investire in Sud America o nelle banche italiane "hanno perso slancio".

Il gruppo – scrive il Ft - potrebbe ora cercare di prendere le distanze da quelli che considera "investimenti politicizzati", come la partecipazione nel Corriere della Sera, o potrebbe anche condurre e una riduzione della partecipazione di Mediobanca nella compagnia di assicurazioni.

"Il presidente di Generali costretto a gettare la spugna", titola Les Echos, che parla del terremoto a piazza Venezia come di qualcosa che "non s'è mai visto" nella storia della compagnia triestina, la quinta in Italia per capitalizzazione di Borsa.

A guidare la fronda, Diego Della Valle, che gli rimproverava di "interferire nella strategia di Generali, mentre i poteri del presidente sono teoricamente limitati a un ruolo di rappresentanza".

"Figura controversa" - scrive il quotidiano francese - a causa delle sue "connivenze politiche", vicino al contempo a Silvio Berlusconi, al suo ministro dell'economia Giulio Tremonti, a "certi leader di sinistra" e all'Opus Dei, Geronzi è "minacciato dalla giustizia". Assolto l'anno scorso nel caso Parmalat, ora rischia otto anni di prigione nel caso Cirio.

Il vicepresidente francese Vincent Bollorè "era uno dei suoi ultimi sostegni". L'interim "teorico" è assicurato da Francesco Gaetano Caltagirone, che si è distinto negli ultimi giorni per la sua "neutralità" nei confronti dei due campi e per l'acquisto di azioni di Generali (possiede ora il 2,2% del capitale).

Les Echos prospetta la nomina "imminente" di un nuovo presidente, che arriverà probabilmente "dall'esterno". E conclude pensando ad Antoine Bernheim, che a Parigi "ride sotto i baffi". "Come se l'ex presidente, scaricato l'anno scorso, si prendesse la rivincita".

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