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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 07:46.

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Wall Street, tornano i titoli a rischioWall Street, tornano i titoli a rischio

Abs a parte, gli acronimi a tre lettere di prima della crisi - i famosi Cdo (Collateralized debt obligations), i Clo (Collaterized loan obligation) e i Cds (Credit default swap) - sembrano essere fuori moda. Ma adesso c'è il boom degli Edf, gli Exchange-traded fund.

In apparenza sono prodotti finanziari innocui, una sorta di fondi comuni di investimento indicizzati e quindi gestiti in maniera passiva con l'obiettivo di riprodurre un indice di riferimento. I loro vantaggi: non hanno costi di ingresso né di uscita, e costi di gestione molto bassi. Negli Usa gli Etf sono arrivati a un valore totale di circa mille miliardi di dollari. Nel mondo si è arrivati a circa 1.300.

Il problema, come per gli acronimi a tre lettere del passato, è il possibile abuso di un prodotto che altrimenti ha una sua legittima funzione e logica finanziaria. In altre parole, il rischio che venga trasformato in un Frankestein finanziario.

Il 12 aprile scorso il Financial Stability Board, presieduto dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, ha lanciato formalmente l'allarme sulla «complessità e la relativa opacità della più nuova razza di Etf», i cosiddetti Etf sintetici. Nel suo bollettino, il Fsb ha invitato le varie autorities nazionali a «prestare crescente attenzione» perché «in alcuni segmenti di mercato c'è un numero di sviluppi inquietanti... Gli Etf si sono infatti estesi in categorie di beni in cui liquidità e trasparenza sono tipicamente minori».

Molto meno diplomatico il linguaggio degli analisti che recentemente hanno lanciato il loro allarme sull'esplosione degli Etf. A preoccuparli è fatto che si stanno diffondendo tra gli investitori privati e che il loro straordinario successo possa spingere gestori disonesti a intascare i soldi degli investitori senza comprare le azioni o le commodities sottostanti. «A me pare impossibile che vi siano titoli sufficienti per tutti gli Etf che circolano», ha dichiarato Michael Lewitt, presidente di Harch Capital Management, autore del libro "Morte del capitale". A lui ha fatto eco Bradley Kay, capo ricercatore per gli Etf europei di di Morningstars: «Gli Etf sulle commodity mi impensieriscono. Perché faccio fatica a pensare che ci siano così tante commodity sul mercato».

Altri preoccupanti segnali vengono dai volumi di operazioni finanziarie sul filo del rasoio.

«Nei primi tre mesi del 2011 la percentuale dei prestiti istituzionali concessi senza vincoli a protezione del mutuante - i cosiddetti light covenant, o cov-light deals- sono arrivati a rappresentare il 24% del totale. Cinque volte la percentuale registrata nel 2010», ci fa notare l'analista. Stiamo parlando di circa 25 miliardi di dollari in prestiti istituzionali concessi senza vincoli protettivi e quindi a maggior rischio di mora. In termini assoluti è una cifra decisamente inferiore al volume-record registrato nel 2007, ultimo anno di follia finanziaria quando i cov-light arrivarono a sfiorare i 100 miliardi. Ma la percentuale dei cov-light sul totale dei prestiti istituzionali è esattamente la stessa.

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