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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2011 alle ore 08:56.

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Più le borse europee cadono, più i fondi monetari Usa abbandonano la scialuppa. Come? Diminuendo fortemente la loro esposizione sulle banche del Vecchio Continente.

La grande fuga dei fondi di liquidità, a fornire finanziamenti agli istituti europei, è partita fin dal maggio scorso e si è andata progressivamente accentuando. Gli ultimi dati li ha forniti Fitch, che monitora tutti i mesi la dinamica dei movimenti dei primi 10 money market fund statunitensi che rappresentano circa la metà di un mercato che ha asset totali per la bellezza di 1.500 miliardi di dollari. Ebbene solo nell'ultimo mese di agosto le posizioni aperte sulle banche europee sono scese del 5 per cento, passando dal 47% di esposizione complessiva al 42 per cento di fine agosto.

Il grande esodo
Vista in percentuale dirà poco, ma in valori assoluti i numeri sono enormi. Solo sul campione dei 10 fondi monitorati da Fitch la fuoriuscita dalle banche europee, durante tutta l'estate, equivale a circa 100 miliardi di dollari. Stimando un comportamento analogo di allontanamento dal rischio-Europa del resto del mercato, la 'grande fuga' varrebbe 200 miliardi di dollari in soli tre mesi.

In termini percentuali, di fatto, dalla fine del maggio scorso, l'esposizione dei fondi di liquidità statunitensi all'Europa e le sue banche è scesa di ben il 27% (vedi grafico in pagina). Con un ridimensionamento dell'8% solo nel mese (torrido per i listini) di agosto. E la fuga è stata violenta dalle banche francesi e britanniche che hanno visto l'esposizione scendere nell'ultimo mese, rispettivamente, del 19% e del 14 per cento.

Un esodo che va di pari passo con la caduta tormentosa dei valori delle banche del Vecchio Continente sui listini. E che ha una sorta di doppio impatto: da un lato il venir meno di fondi di liquidità immediata provenienti da Oltreoceano per le banche d'Europa; dall'altro la fuoriuscita fa venir meno domanda di attivi per le banche rendendoli più vulnerabili in termini di valori.

Ma quel che colpisce è una sorta di allargamento progressivo della paura dei fondi rispetto all'intensificarsi del rischio debito sovrano. In prima battuta nei mesi scorsi erano state abbandonate al loro destino le banche italiane e spagnole. A fine agosto si è di fatto azzerato l'investimento dei fondi monetari a stelle e strisce sugli istituti italiani e spagnoli. Ma lo era anche a luglio. Il mese in cui l'avversione al rischio era particolarmente evidente sulle banche italiane.

Prima l'esodo da Italia e Spagna, subito dopo è partito il disimpegno massiccio dalle banche francesi con la quota di mercato dei money market fund scesa, lungo tutto agosto, dal 14,1% all'11,2 per cento. E il dato comunicato ieri da Fitch sembra di fatto coincidere con gli allarmi sulla crisi di liquidità lanciati da più fonti sulle banche francesi: a Ferragosto su SocGen e a seguire quelli ripetuti (e a dir la verità sempre smentiti) su Bnp Paribas. La forte diminuzione dell'esposizione sugli istituti transalpini, proprio lungo il mese più critico, può aver comunque provocato una temporanea crisi di liquidità.

E in fondo le continue richieste di finanziamenti a brevissimo in dollari da parte di alcune banche europee presso la Bce, potrebbe essere la ricaduta del venir meno dell'approvvigionamento garantito dagli investimenti dei fondi Usa. Ma spunta un altro dato significativo dal monitoraggio di Fitch: non solo si fugge ma si diminuisce la durata dell'esposizione. Solo sulle banche transalpine la quota di investimenti a sette giorni è triplicata tra luglio e agosto. Ed è scesa, a fare da controcanto, quella oltre i 60 giorni. Un segno inequivocabile di paura.

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