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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 17:47.

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L'uso delle success fee
A parte l'uso spericolato di strumenti finanziari spesso incompresi, avevamo denunciato gli aspetti incestuosi della triangolazione tra banche internazionali, amministratori pubblici e consulenti privati. Uno dei metodi adottati dalle banche è stato infatti quello di ricorrere a intermediari in grado di aprire le porte degli enti locali. In questo modo la selezione delle banche e dei prodotti spesso non è dipesa dalla loro qualità. o dal prezzo dell'offerta, ma dalle entrature di chi le ha promosse. Questi intermediari sono stati pagati dalla banca stessa con una percentuale del suo profitto. Su conti invariabilmente aperti all'estero. In Paesi come Irlanda, Gran Bretagna, Svizzera o anche gli Usa. Paesi dai quali i soldi possono far perdere le proprie tracce.

Negli ultimi anni gli intermediari più attivi sono stati una mezza dozzina. Tra tutti spiccano la società napoletana Fincon Srl, di proprietà dei fratelli Maurizio e Gianpaolo Pavesi, e la Rossini Srl, i cui proprietari erano molto vicini a Totò Cuffaro nei giorni in cui era governatore della Sicilia e la sua Regione emetteva bond e cartolarizzava crediti sanitari a tutta manetta. Altri intermediari sono stati l'ex senatore socialista Tommaso Mancia (deceduto nel dicembre 2008) e la società ConsulEnti Srl, che aveva rapporti particolarmente stretti con la Regione Calabria.

La Regione Calabria
L'8 settembre di quell'anno, focalizzammo la nostra attenzione su tre swap fatti dalla Regione Calabria. Più in particolare sulla banca Nomura, che ci risultava aver registrato fortissimi profitti, e su Napolitano, amministratore e proprietario di ConsulEnti Srl, società di consulenza a cui la Regione aveva affidato un incarico di assistenza sul debito. Nel settembre 2007, intervistato da Il Sole 24 Ore, Napolitano aveva ammesso di essere "grande amico" di Mauro Pantaleo, l'allora dirigente del Settore bilancio che aveva gestito e ratificato i tre swap per la Regione, di avergli fatto da consulente in quelle operazioni e di avere avuto lo stesso Pantaleo e sua moglie come soci in ConsulEnti. Ma aveva negato di essere stato pagato dalla sua controparte, e cioè dall'istituto giapponese. "Nomura non ci ha mai pagato. Con Nomura non ho rapporti", ci disse.

Non era vero. Per quei tre swap, che a Nomura hanno fruttato circa 25 milioni di euro in profitti, almeno dieci volte più della norma, Napolitano ha ricevuto almeno 2,5 milioni di euro. Indirettamente. Perché, con l'attiva partecipazione dei funzionari di Nomura Andrea Giordani e Armando Vallini (entrambi poi dimessisi), quei pagamenti sono stati fatti attraverso una serie di schermi societari utilizzati sia in Italia che all'estero. Dalle indagini della Procura di Milano risulta tra l'altro che a beneficiare di parte di quel denaro siano stati anche gli stessi Giordani e Vallini.

Dalle Regione Calabria alla Barclays
La prima a denunciare i rischi e i costi eccessivi di una di quelle operazioni di ristrutturazione del debito fatta da Nomura per la Regione Calabria era stata una banca concorrente, la Barclays. Suoi banchieri presentarono al responsabile del bilancio Pantaleo una "Analisi dello swap Nomura", secondo la quale nel giorno stesso in cui venne conclusa l'operazione, il 21 giugno 2006, lo swap rendeva già a Nomura oltre 20 milioni di euro. Evidentemente colpito da questa rivelazione Pantaleo si è successivamente dimesso dalla Regione. Ed è andato a lavorare per Barclays, dove è tuttora advisor nei rapporti con gli enti locali italiani. Insomma, tratta con gli amministratori pubblici. Pantaleo è oggi uno dei 7 indagati dalla Procura di Catanzaro soggetti al sequestro di beni.

cgatti@ilsole24ore.us

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