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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 10:05.

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Cosa serve allora per ritornare alla "A"?
Per noi è importante che le politiche adottate dai Governi permettano una crescita sostenuta nel tempo, il controllo delle finanze pubbliche E la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil. Per questo c'è assoluto bisogno delle riforme strutturali, che noi analizziamo rispetto all'andamento storico e alle prospettive future su un arco temporale complessivo di dieci anni. Le riforme da sole non bastano: è importante che abbiano un impatto duraturo sulla crescita. Quando nella primavera del 2011 abbiamo modificato in negativo le prospettive del rating sovrano italiano per poi declassarlo, lo abbiamo fatto anche a causa delle politiche stop-and-go del Governo Berlusconi: quando il mercato esercitava le sue pressioni, l'Esecutivo rispondeva promettendo le riforme strutturali. Ma appena la tensione si allentava, come nel caso degli acquisti dei BTp da parte della Bce sul secondario, il piano delle riforme veniva sospeso.

Il Governo Monti per contro va diritto per la sua strada, quella delle riforme strutturali: pensioni, mercato del lavoro, semplificazioni, liberalizzazioni...
Infatti valutiamo positivamente le riforme messe già in campo dal Governo Monti. Il punteggio politico sull'Italia non è peggiorato quando abbiamo deciso il declassamento alla "BBB+" perché l'operato del Governo Monti ha compensato la nostra visione negativa sulle scelte a livello europeo per fronteggiare la crisi. Diverso è stato per altri Paesi come la Spagna dove il fattore politico è peggiorato.

Insomma, la politica incide ma non è tutto... E l'arrivo del Governo Monti non ha impedito la retrocessione di due gradini.
Ha impedito un declassamento peggiore a quello. Per un Paese con un debito/Pil al 120% come l'Italia, occorre produrre avanzi primari sostenuti nel tempo e ridurre il debito. Pesa anche la gestione del debito. Uno dei punti di forza dell'Italia è stato sempre quello della lunghezza della vita media del debito pubblico. Se il costo della raccolta sale sulle scadenze più lunghe, il Tesoro per pagare di meno è portato ad aumentare la raccolta sul breve termine e questo non è uno scenario strutturalmente positivo ai fini del rating.

Le emissioni nette dei BoT dall'inizio dell'anno sono state stimate dal mercato attorno ai 10 miliardi di euro, per far fronte a importanti scadenze di titoli a medio-lungo termine tra febbraio e aprile. Ma questo trend è dichiaratamente temporaneo, non dovrebbe essere confermato nella seconda metà dell'anno. La tendenza che potrebbe rimanere confermata è invece quella di maggiori acquisti dei titoli di Stato da parte delle banche italiane e dei risparmiatori italiani: questo ritorno al mercato domestico sta emergendo un po' ovunque in Europa, i tedeschi comprano i loro titoli e così fanno gli spagnoli, i francesi: è un cambiamento strutturale positivo o negativo ai fini dei rating sovrani?

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