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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2012 alle ore 19:45.

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Il suo mondo crollò nel 2009, quando la Securities and Exchange Commission lo accusò di avere truffato i suoi investitori e il suo impero fu confiscato. Nell'accusa, la Sec affermò che Stanford aveva attuato una frode "di scioccante vastità", indicando agli investitori enormi rendimenti e mettendo a punto resoconti finanziari da cui risultavano introiti mai ottenuti. Ora rischia vent'anni di carcere. Il suo team dì avvocati ricorrerà in appello.

La lista dei truffatori "alla Ponzi" si è ingrossata negli anni '80 e '90, anni del boom per la finanza, e continua a vantare nuove star. La palma per la truffa più ampia, dopo quella di Madoff, spetta a Tom Petters, businessman del Minnesota che Time mette al quarto posto della sua classifica.

Petters era Ceo e presidente del Petters Group Worlwide, un gruppo diversificato che aveva tra i suoi asset la compagnia aerea Sun Country Airlines e la Polaroid. Petters convinceva gli investitori a dare soldi per comprare prodotti di elettronica che sarebbero stati venduti a retailer come Costco e Sam's Club. Nel 2010 è stato condannato a 50 anni di carcere per frode, cospirazione e riciclaggio in uno schema Ponzi da 3,65 miliardi di dollari.

Tra i casi più recenti ci sono nomi di spicco, per gli americani, come Norman Hsu, che raccoglieva fondi per il Partito Democratico. Nel 2009 è stato accusato di avere operato uno schema Ponzi da 60 milioni di dollari. Ora sta scontando la pena di 24 anni di prigione.

Secondo il New York Times, anche politici importanti come Hillary Clinton e Barack Obama hanno ricevuto contributi da Hsu, che ha ammesso la sua colpevolezza per dieci capi d'imputazione. Il sistema era sempre quello: il truffatore si procurava investitori promettendo alti rendimenti, ma poi pagava i primi investitori con i soldi ottenuti da quelli successivi. Appena è scoppiato lo scandalo, i politici che hanno ricevuto contributi da Hsu hanno donato i soldi in beneficenza.

Un altro personaggio conosciuto soprattutto dagli americani è Lou Pearlman, il manager che negli anni '90 lanciò boy-band come i Backstreet Boys e NSYNC. Ma non si occupava solo di musica. Nel 2006 si scoprì che aveva architettato un elaborato schema Ponzi, frodando gli investitori per 300 milioni di dollari, creando una compagnia aerea e una compagnia di servizi aerei che non esistevano. Cercò di fuggire, ma fu catturato in Indonesia e portato davanti alla giustizia. Nel 2008 è stato condannato a 25 anni di prigione.

In Albania nel 1997 una truffa Ponzi su larga scala non solo portò il Paese alla rovina finanziaria ma "scatenò anche una rivolta di massa che rovesciò il governo e fu responsabile della morte di oltre 2000 persone", ricorda Time, collocando al settimo posto gli schemi piramidali albanesi.

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