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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 12:36.
Fattore inflazione
Il nuovo BTp Italia, come detto, è indicizzato all'inflazione italiana (a differenza dei vecchi BTpi, con scadenze da 5 a 30 anni, agganciati all'andamento dei prezzi europei). Quindi, a differenza di altri prodotti finanziari (come ad esempio i conti di deposito o altri titoli di Stato non indicizzati all'inflazione di cui si conosce sin dall'inizio dell'investimento il tasso nominale) bisogna aggiungere il tasso di inflazione per ottenere il tasso nominale complessivo.
E quindi, come si muoveranno i prezzi nei prossimi anni? Secondo Chiara Manenti dell'Ufficio Studi di Intesa Sanpaolo «assumendo che le variazioni medie mensili dell'indice Foi-ext si riducano da 0,27% nel 2012 a 0,16% nel biennio 2013-2014 e a 0,18% nel biennio 2015-2016, l'inflazione media prevista sulla durata del BTp sarebbe pari a 2,3%». Di conseguenza il rendimento medio annuo del BTp, considerando anche il calcolo finanziario degli interessi anticipati, «sale al 4,83%. E al 4,93% includendo il premio fedeltà».
Incognita Iva
Non va poi trascurata l'incognita Iva. Da ottobre l'imposta sul valore aggiunto (imposta indiretta che colpisce i consumi in Italia) passerà dal 21 al 23%, come sancito dal decreto salva-Italia. L'inasprimento dell'Iva potrebbe causare, a detta delle associazioni dei consumatori, un esborso medio annuo per una famiglia media di 2,5 persone tra i 358 e i 700 euro. Impattando ovviamente anche sull'inflazione. In questo caso i titoli indicizzati all'inflazione, fra cui il BTp Italia, sarebbero coperti e registrerebbero un aggiornamento al rialzo del rendimento nominale.
Il confronto con i conti di deposito e l'effetto fiscale
Inevitabile il confronto con i conti di deposito che da qualche mese offrono remunerazioni allettanti e decisamente più alte rispetto agli storici rivali, i BoT. Il rendimento più alto offerto oggi dai conti di deposito si attesta al al 5,20% lordo. Poco oltre il rendimento ipotizzato per il BTp Italia. Ma va tenuto conto il diverso regime fiscale tra i due prodotti. Sugli interessi che maturano sui conti di deposito viene applicata una ritenuta del 20%. Sui titoli di Stato del 12,5%. Ed è qui che avviene il sorpasso (potenziale perché legato alle aspettative di inflazione) del BTp Italia il cui rendimento nominale netto è previsto al 4,31% contro il 4,16% dei conti di deposito più aggressivi. A ciò va aggiunto che i conti di deposito hanno un orizzonte temporale "limitato" a due anni mentre il BTp Italia ha una durata, come visto, di quattro anni.
Il confronto BTp Itaila con il BTp non protetto dall'inflazione
Ma il BTp Italia vincerebbe (sempre ipotizzando un'inflazione media annua del 2,3%) anche il "duello in casa" con il BTp non indicizzato all'inflazione di pari durata (scade il 16 aprile 2016) che oggi prezza sul mercato secondario un rendimento netto nominale del 3,19%. Quasi 100 punti base in meno. Non briciole.
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