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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2012 alle ore 06:50.

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Premafin e le banche creditrici firmano l'accordo per la ristrutturazione dei debiti e intanto i manager di Fonsai e Unipol incontrano l'Isvap in vista del suo pronunciamento sull'integrazione tra i due gruppi. Facendo seguito alla delibera dell'assemblea di Premafin che il giorno precedente aveva approvato l'aumento di capitale riservato alla compagnia emiliana, la holding ha formalmente sottoscritto ieri a Londra il piano di ristrutturazione dei debiti (368 milioni di esposizione bancaria) con gli istituti coinvolti. Il contratto comprende l'allegato con le clausole sospensive – la principale è che prosegua l'accordo di integrazione con Unipol – tra le quali è stata inserita anche la data ultima per procedere all'aumento di capitale della holding e cioè entro il 20 luglio, quando scadrebbe l'esclusiva col gruppo delle Coop. In particolare, il pool guidato da UniCredit ha accettato di trasformare parte dei crediti – 134 milioni in tutto – in un prestito da convertire obbligatoriamente a scadenza, a fine 2015, in azioni FonSai. Altri 75 milioni di bond convertendo saranno sottoscritti da Unipol. Al convertendo hanno aderito tutti gli istituti, in proporzione alla rispettiva esposizione, tranne Ge Capital, la quale ha solo accettato di riscadenziare il suo finanziamento a condizioni peggiorative rispetto alle altre banche che, da parte loro, allungheranno i termini a 128 milioni di prestiti, con scadenza finale al 31 dicembre 2018.
Del pool fanno parte UniCredit – esposta verso Premafin per 156 milioni, di cui 110 di crediti e 45,5 di equity swap –, Mediobanca (72,4 milioni), Cariparma (43,8 milioni), Ge Capital (38 milioni), Cr Firenze del gruppo Intesa-Sanpaolo (25,9 milioni), Banco Popolare (18,8 milioni) e Banca popolare di Milano (13,1 milioni).
I passi successivi della intricata vicenda finanziaria, per giungere all'aumento di capitale di Fonsai che potrebbe collocarsi tra il 2 e l'8 luglio, saranno ora scanditi dalle authority. Ieri l'ad di Unipol Carlo Cimbri ha avuto un incontro con i vertici dell'Isvap che, il giorno precedente, avevano convocato l'ad di Fonsai Emanuele Erbetta. Il regulator assicurativo deve autorizzzare l'integrazione tra i due gruppi ed esprimere il suo parere sui paletti posti dall'Antitrust per dare il semaforo verde alla concentrazione. È probabile che le due istruttorie si concludano nella prossima settimana. Negli stessi tempi è atteso anche il giudizio definitivo della Consob relativo all'obbligo di Opa "a cascata" da parte di Unipol su Milano Assicurazione. La commissione dovrà anche pronunciarsi sullo "strappo" sulla manleva (per eventuali azioni di responsabilità) cui i Ligresti non intendono rinunciare benché a questa condizione la Consob ha vincolato l'esenzione per l'Opa su Premafin. La questione è giuridica - il rispetto di un accordo sottoscritto da Unipol con Premafin – ma non solo.
I Ligresti, dopo l'assemblea di ieri, non controllano più il destino della "loro" Premafin i cui azionisti, salvo imprevisti, non verranno più riconvocati prima della fusione con Unipol. I manager (di Fonsai e della stessa holding) non condividono la linea di resistenza ad oltranza dei loro "ex" controllanti. E se anche la decisione annunciata da Unipol di non ottemperare agli impegni di manleva rappresenta un atto unilaterale nel più classico stile di "guai ai vinti", la storia appare destinata ad essere riproposta in un tribunale ma non sembra in grado di influire sugli eventi. Come anche la lettera con cui ieri Fonsai ha formalmente aperto il confronto con Sator e Palladio sul loro piano alternativo «senza alcun obbligo di esclusiva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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