Il Sole 24 Ore
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12 luglio 2012

De Tomaso, arrestato Gian Mario Rossignolo per truffa ai danni dello Stato


TORINO - Agli arresti domiciliari il patron della De Tomaso, una fidejussione falsa per procurarsi fondi pubblici, parte delle risorse destinate alla formazione intascate direttamente dai Rossignolo, una seconda sentenza di fallimento pubblicata questa mattina dal tribunale di Torino, dopo quella, la settimana scorsa, del Tribunale di Livorno. Sono i passaggi chiave della vicenda giudiziaria che vede coinvolta la famiglia Rossignolo, che aveva rilevato il marchio storico De Tomaso nel 2009.

L'inchiesta e l'arresto
Gian Mario Rossignolo, patron della De Tomaso, 82 anni, è stato posto agli arresti domiciliari questa mattina nell'ambito dell'inchiesta per truffa aggravata finalizzata a conseguire fondi pubblici condotta dalla Procura di Torino, in particolare dal Nucleo antiriciclaggio coordinato dal Pm Alberto Perduca. Altre due le persone sono state arrestate: si tratta di Claudio Degrate, socio e dirigente della De Tomaso e Christian Limonta, consulente finanziario.

L'operazione di questa mattina è stata condotta dal comando provinciale di Torino della Guardia di Finanzia che ha eseguito 8 perquisizioni in Piemonte, Lombardia e Toscana ed effettuato i tre arresti.
Sotto la lente della Procura di torino, in particolare, l'assegnazione di 7,5 milioni, fondi pubblici messi a disposizione dal ministero del Lavoro per la riqualificazione dei mille operai De Tomaso, in vista della realizzazione del progetto industriale della famiglia Rossignolo. Corsi partiti soltanto per una settantina di addetti, e solo per pochi giorni. Per ottenere le risorse, questa la ricostruzione della Procura, si sarebbe messo in atto una truffa veicolata da una fidejussione falsa.

Da quanto ricostruito, 1,7 milioni sarebbero andati al consulente finanziario Limonta che avrebbe procurato la documentazione falsa, 1,3 milioni sarebbero stati spesi per bollette e fornitori, 700mila euro per stipendi e circa 500mila sarebbero stati destinati ai manager e direttamente alla famiglia Rossignolo. Ancora in corso di accertamento la destinazione di altri tre milioni e mezzo.

Due gli ambiti in cui si sta svolgendo l‘inchiesta e le verifiche della Procura: da un lato i 7,5 milioni destinati ai corsi di riqualificazione del personale e altri 6 milioni per la ricerca, stanziati dalla Regione Piemonte. Parte di un piano totale di sostegno al progetto industriale di Rossignolo pari a 26 milioni.

L'inchiesta della Procura di Torino è stata avviata tre mesi fa, in concomitanza con le notizie relative ad un socio cinese che la famiglia Rossignolo dichiara di aver trovato. Anche in questo caso viene fornita documentazione falsa per certificare un trasferimento fondi attraverso la Barclays.

La famiglia Rossignolo alla De Tomaso
La famiglia Rossignolo entra in scena nell'autunno del 2009, in concomitanza con la volontà della Pininfarina di cedere lo stabilimento produttivo alle porte di Grugliasco. Con il progetto di riportare in vista il marchio storico della De Tomaso, azienda fondata nel 1959 a Modena dall'argentino Alejandro De Tomaso, imprenditore ed ex pilota automobilistico, e posizionarsi nel comparto delle auto di lusso.

L'accordo per rilevare il ramo d'azienda Pininfarina arriva a ottobre e la trattativa si chiude a inizio 2010: la Regione Piemonte, attraverso la finanziaria regionale, decide di acquisire lo stabilimento per 14,4 milioni e di assegnare l'immobile in affitto alla De Tomaso per 650mila euro. Qualche mese prima sempre Gian Mario Rossignolo aveva provato ad entrare nell'auto torinese dalla porta principale, proponendosi per acquisire lo stabilimento Bertone di Torino, poi assegnato dall'allora ministro per le Attività Produttive, Claudio Scajola, al Lingotto, con il mantenimento del marchio a Lilli Bertone. Mentre due anni dopo, nella primavera del 2011, il patron della De Tomaso fa una proposta per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Anche in questo caso, come per la Bertone, la cosa non va a buon fine.

«Non demordo - aveva dichiarato Rossignolo in occasione della trattativa per Bertone - il mio piano è valido e gli stessi commissari di Bertone in più occasioni hanno convenuto con me sulla solidità strategica, finanziaria e tecnologica dell'offerta. Cercherò altri spazi e altri contesti in cui sviluppare la mia idea». La seconda occasione arriva sempre nel 2009, in autunno, con lo stabilimento Pininfarina di Grugliasco. Rossignolo si impegna con investimenti per 120 milioni in tre anni, la prima vettura nella primavera del 2011 e la garanzia di produrre 3 modelli – per un totale di 8mila esemplari –. Il progetto industriale della nuova De Tomaso comprendeva anche il coinvolgimento della società Delphi di Livorno, e la possibilità di assumere circa 1.100 dipendenti tra Grugliasco e Livorno.

A febbraio 2011 viene presentata a palazzo Chigi, in anteprima, a Gianni Letta, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, la nuova automobile del marchio storico De Tomaso. Un mese dopo arriva il prototipo della Slc (Sport luxury car), il crossover che rappresentava il primo dei tre modelli (accanto a coupè e berlina) che l'azienda avrebbe dovuto sviluppare, e che prenderà il nome di Deauville. Poi tutto si ferma.

Le proteste e i partner che non arrivano
Il 2011 è l'anno delle proteste: a partire dalla primavera i sindacati scendono in piazza più volte, per denunciare i ritardi nei pagamenti degli stipendi e la mancata partenza dei corsi di formazione. I rapporti tra la Regione Piemonte e la proprietà diventano difficili, si inseguono gli annunci della ricerca di nuovi partner e soci industriali: prima gli indiani, poi i cinesi. Nuove proteste durante l'anno e a inizio 2012 perché ritardano anche gli assegni della cassa integrazione.

La situazione si aggrava fino a precipitare. In primavera la Procura di Torino apre l'indagine per verificare l'assegnazione dei fondi pubblici alla De Tomaso. La settimana scorsa l'udienza presso il Tribunale di Livorno e, 24 ore dopo, la sentenza di fallimento emessa dal giudice, con la nomina del curatore fallimentare. Questa mattina è arrivata la sentenza anche del Tribunale di Torino. Sullo sfondo, un possibile conflitto di competenza territoriale che dovrà essere risolto in sede di Corte di Cassazione. Il Tribunale toscano ha fissato per il 24 ottobre l'esame dello stato passivo, quindi è questo il termine per la presentazione delle richieste da parte dei creditori.


12 luglio 2012