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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2012 alle ore 08:21.

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Secondo la logica dominante, l'analisi con cui Moody's ha tagliato un'altra volta il rating dell'Italia non fa una piega. Il nostro Paese vedrà crescere ulteriormente il costo del debito, al punto da trovarsi precluso l'accesso ai mercati. Il quadro economico è peggiorato, cosicchè, generando entrate fiscali minori del previsto, sarà sempre più dura per il Tesoro raggiungere gli obiettivi di bilancio. Tutto vero, visto che è esattamente quello che pensano i mercati. Non a caso, dopo la nuova tosatura di Moody's, questi ultimi non hanno reagito, ammesso che sia significativo il rialzo di 10 centesimi nei rendimenti dei Btp: cose che, probabilmente sarebbe successa senza l'arrivo dell'agenzia americana.
Dove Moody's ha torto è nel non voler considerare sufficientemente gli sforzi del governo italiano nel tagliare le a spesa, nel far crescere le entrate e nel migliorare il funzionamento della macchina pubblica. In questo ha ragione il ministro Passera, perchè Moody's non sembra voler considerare che l'Italia, come sottolineano gli analisti di Barclays, ha un avanzo strutturale primario pari all'1,2% del Pil già nel primo trimestre 2012. E come aggiunge Peter Bofinger, uno dei 5 consulenti economici del governo tedesco, l'Italia avrà a fine anno un surplus strutturale dello 0,8% (dati Ocse), mentre la Germania si troverà con un deficit dello 0,9 per cento.
Ma quella che al ministro Passera e a molti economisti pare una grave sottovalutazione è invece un fattore altamente istruttivo: perchè ai mercati interessano assai poco le riforme fiscali e quelle per la crescita. Quel che valutano è il continuo deterioramento dei rappoorti politici all'interno dell'Eurozona e l'impossibilità di prendere decisioni efficaci per contrastare l'ascesa dei rendimenti italiani e spagnoli, ossia l'azione dei mercati stessi. Così l'Italia si trova a pagare oltre il 6% d'interesse sui Btp decennali, con un deficit effettivo (non strutturale) dell'1,7%, mentre la Gran Bretagna si rifinanzia all'1,5% con un deficit del 7,7%. E gli Stati Uniti, con un deficit attorno al 9% e un debito ampiamente superiore al 100% del Pil, pagano anch'essi l'1,5% per emettere Treasury decennali. Il costo del debito italiano, pari al 4,2% del pil nel 2011, è destinato a salire al 5,3% nel 2017.
Considerando che questo costo è inferiore all'1,5% negli Usa e Gran Bretagna, ed è ancora più basso in Germania dove i rendimenti a breve sono negativi e i Bund a 5 anni pagano un ridicolo 0,3%, il nostro Paese vedrà vanificare ogni anno il 4% del Pil per pagare gli eccessivi interessi sul debito provocati, negli anni scorsi, dall'irresponsabilità della nostra classe politica e adesso dall'insipienza della politica europea e dal peccato originario insito nella costruzione dell'euro: oltre che dalla conseguente speculazione dei mercati. Insomma, l'Italia si ritrova nella condizione di un capo famiglia che deve lavorare solo per ripagare il costo dei debiti. Buttare via un 4% del Pil in più del ragionevole, significa comprimere o annullare la crescita del Paese. In una parola, trasformare la recessione in una perenne stagnazione.
Se gli Usa o la Gran Bretagna pagano interessi 4 volte inferiori a quelli italiani è soprattutto perchè hanno una banca centrale che interviene decisamente sul mercato dei titoli di Stato. Il disegno di Mario Monti di far intervenire il fondo Esm a difesa dei titoli di Stato italiani è davvero una sorta d'aspirina. Ma è un primo passo. Il secondo, come trapela dai colloqui europei del nostro presidente del consiglio, è far indebitare il fondo presso la Bce in modo da accrescere enormemente la potenza di fuoco. In sostanza, significa chiamare la Bce a risolvere la crisi, attribuendole il compito di prestatore di ultima istanza anche sui debiti sovrani. Vedendo come stanno le cose e annotando di giorno in giorno la crescente ostilità della Germania, dell'Olanda, della Finlandia non solo alla condivisione dei debiti (che sarebbe ragionevole) ma a qualsiasi intervento sulle banche e, di fatto, a qualsiasi proposta di Unione bancaria o di trasferimento di sovranità nazionale, gli sforzi di Monti appaiono vani. La conclusione di questo processo non può essere che traumatica e il disfacimento dell'euro è sempre più probabile.
In settimana l'S&P ha perso lo 0,1% e lo Stoxx è salito dello 0,7% (-0,1% Milano, +0,4% Parigi, +2,3% Francoforte, +0,1% Londra).
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INDICI
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S&P 500
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FOCUS
Rendimenti sopra il 6%
Il rendimento del BTp a 10 anni è balzato al 6,06% dopo il rating tagliato da Moody's. Dopo un minimo relativo al 4,84% a marzo, il rendimento è salito fino al 6,22%
Il debito è gratis in Germania
Il rendimento dei titoli a breve tedeschi è negativo. Il Bund a 2 anni rende -0,04%. Il Bund a 5 anni è allo 0,3% e il decennale è sceso all'1,25%
In affanno la Borsa cinese
L'indice del listino di Shanghai è pressoché sul minimo relativo di fine dicembre. In tre mesi ha perso quasi l'11 per cento
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