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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 14:47.

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A Madrid nell'ultima settimana si sono convinti che sia necessario rafforzare il legame con la Germania di Angela Merkel. E che invece - dicono nell'entourage del premier - il fronte con Italia e Francia potrebbe non rivelarsi decisivo. Proprio ieri tuttavia Rajoy - in vacanza nella sua Galizia - ha dovuto incassare la dichiarazione di Guido Westerwelle: «L'Europa può anche fallire per troppa solidarietà, per esempio se chiediamo troppo alla Germania ed esigiamo troppo poco dalla disponibilità degli altri a procedere nel processo di riforme», ha detto il ministro degli Esteri tedesco. Ha inoltre ribadito la contrarietà della Germania a dotare il fondo di stabilità Esm di licenza bancaria.
Il Governo spagnolo continua a insistere perché sia la Bce a muoversi per sostenere il debito dei Paesi periferici in difficoltà ma - confidano alcune fonti vicine alla Moncloa - ha anche predisposto, nero su bianco, tre diversi livelli di richieste da avanzare all'Unione europea: alternativi tra loro ma tutti e tre studiati per ottenere, se sarà necessario, il supporto del fondo salva-Stati in funzione anti-spread. Ogni giorno è buono per chiedere il salvataggio ma se potrà, se i mercati lo permetteranno, Madrid cercherà di resistere almeno fino a settembre.

E intanto Rajoy continua a negoziare. «Che intervento si farà sul mercato secondario, verranno acquistate obbligazioni a sei mesi o bonos a dieci anni, a sette o a cinque? La differenza e le implicazioni sono evidenti», ha spiegato il leader spagnolo. E ancora: «Quale procedura verrà utilizzata, quella prevista per l'Esm che ancora non esiste? E quali sono le condizioni alle quali ha fatto riferimento Mario Draghi? Ancora non le conosciamo. Certo ho detto che farò quello che è meglio per il Paese ma è necessario sapere di cosa stiamo parlando».
Rajoy teme che gli vengano imposte da Bruxelles ulteriori misure di austerity, aliquote Iva più alte, una nuova stretta sulle pensioni: rivedere ancora il sistema previdenziale sarebbe per lui una sconfitta politica e anche personale, l'ennesima retromarcia. Ma la recessione è più grave del previsto, la Spagna da troppo tempo è vicina al default. E per Rajoy la richiesta di aiuti sembra ormai solo questione di settimane, forse di giorni.

luca.veronese@ilsole24ore.com

TRATTATIVA AVVIATA CON BRUXELLES

Condizione necessaria
Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha chiarito giovedì scorso che la Banca centrale europea è pronta a intervenire sui mercati dei bond per abbattere il carico dei prestiti su Paesi come la Spagna: ma una richiesta formale di aiuto ai fondi Efsf ed Esm, ha detto Draghi, «è condizione necessaria»

«Il meglio per gli spagnoli»
Nello stesso giorno dell'intervento di Draghi a Francoforte, Mariano Rajoy ha incontrato Mario Monti (nella foto): insistendo di non aver discusso con lui l'ipotesi di avanzare una richiesta formale di aiuto. Ma il giorno dopo, il premier spagnolo ha detto che avrebbe fatto «ciò che è meglio per il popolo spagnolo»

100 miliardi - La prima richiesta di Madrid
Cento miliardi di euro sono i prestiti chiesti all'Efsf a sostegno delle banche

Rendimenti e salvataggi
Non appena Mariano Rajoy ha detto venerdì scorso che avrebbe preso in considerazione una richiesta di "bailout", di salvataggio, i rendimenti sui titoli decennali spagnoli sono scesi dal 7,4 al 6,8%. Anche per Grecia, Portogallo e Irlanda costi di finanziamento superiori al 7% erano stati il preludio che li ha costretti a domandare aiuti internazionali. La Spagna aveva già chiesto in giugno all'Efsf prestiti per 100 miliardi a sostegno delle banche, piegate dai prestiti inesigibili concessi al settore immobiliare: nelle ultime settimane si era però rafforzata l'attesa di una richiesta di salvataggio a tutto campo

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