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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2012 alle ore 21:01.

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Il costo del debito
Fin qui numeri e valori in assoluto, ma quale il costo del debito? Vari analisti sottolineano che, nell'ultima emissione, Snam è riuscita a "strappare" saggi d'interesse in linea o sotto quelli dei BTp. Tassi comunque più alti di quelli di diversi concorrenti esteri. Ma qui, inevitabilmente, la società sconta il rischio Italia. Cioè, il costo dei bond giocoforza riflette la difficile situazione del Paese. Ciò detto, va comunque ricordato un dato: Snam ha un merito di credito («A-»/Outlook negativo per S&P e «Baa1»/under review for downgrade per Moody's) più alto di quello italiano. Cioè, il mercato riconosce alla spa dei gasdotti un buona resilienza delle sue finanze, e del business, alla crisi. L'azienda, poi, ricorda che il costo medio del suo debito netto nella prima metà del 2012 è stato del 3,2%; mentre, per la fine dell'esercizio l'obiettivo è quota 4%. Di più: durante il periodo 2012-2015, cioè più sul lungo periodo del piano strategico, il target è di mantenere la media del rapporto Debito/Rab tra il 50% e 55%. Un valore che, secondo alcuni analisti, è alto. La considerazione è rigettata da Snam: si tratta di un livello di indebitamento adeguato ad assicurare la realizzazione del modello di capex e la politica dei dividendi. E, peraltro, è più basso di quello di molte altre utility.

Lo sviluppo industriale
Questa la finanza: ma per fare cosa? La strada di Snam, giocoforza, si incrocia con il Piano energetico nazionale che il Governo sta elaborando. Un programma che, tra le altre cose, ipotizza per l'Italia il ruolo di hub europeo del gas. L'obiettivo ovviamente coinvolge la Snam la quale, proprio in quest'ottica, ha impostato alcune importanti strategie del suo piano 2012-2015. Quali? In primis, può ricordarsi il progetto sul cosiddetto "reverse flow", cioè la struttura che permette non solo l'import ma anche l'export di gas. Ebbene, su questo fronte l'impegno di Snam è di circa 1,3 miliardi per, principalmente, realizzare: circa 450 km di nuovi metanodotti in pianura padana; 2 nuovi impianti di compressione e il potenziamento delle strutture di Masera (per il punto d'ingresso di Passo Gries), Istrana (per l'entry point di Tarvisio) e Poggio Renatico. L'obiettivo? Avere al 2015 una capacità d'esportazione di 8 miliardi di mt3 di gas (tra Passo Gries e Tarvisio) che poi, più sul lungo periodo dovrebbe salire a 19 miliardi.

L'attività internazionale
Ma non è solo l'infrastruttura sul "reverse flow" in Italia. Altro punto cardine di Snam è l'internazionalizzazione. In particolare, il corridorio europeo Sud-Nord: dal Belpaese alle coste della Gran Bretagna, attraverso pipeline in Svizzera, Francia e Germania. Com'è noto, Snam nel gennaio scorso ha firmato un'alleanza a tutto tondo con la belga Fluxis. Una partnership grazie alla quale, tra le altre cose, le due società, pariteticamente al 50%, sono arrivate a detenere il 31,5% di Interconnector Uk. Cioè, il gasdotto sottomarino che collega la "Perfida Albione" alle coste del Belgio. Non solo. A inizio dell'agosto scorso, i due gruppi hanno raggiunto un accordo per sviluppare proprio i flussi bidirezionali di gas dal confine italo-elvetico verso la Svizzera, la Germania fino alle coste del Mare del Nord. Il tutto, ovviamente, sfruttando la dorsale di gasdotti controllata dal gruppo belga. Insomma, il focus è sul corridoio (benedetto da Bruxelles) Sud-Nord con, peraltro, un obiettivo preciso: quell'economia britannica che vorrà "bere" sempre più gas dai rubinetti riforniti dal Mediterraneo. Fin qui il corridoio lungo i meridiani: ma l'interesse di Snam è anche l'asse Est-Ovest. In tal senso, è possibile uno sguardo ad alcuni asset di Total. Vale la pena ricordare, ad esempio, che il gruppo francese (attraverso Tigf) possiede molti km di pipeline nel sud della Francia, in futuro probabili oggetto di vendita. Una rete, a ben vedere, strategica perché di fatto offre il controllo sull'interconnessione con la Spagna e il suo gas.

Gli investimenti e mercato domestico
Al di là dei progetti esteri, Snam punta però anche al potenziamento delle strutture in Italia. In particolare, è prevista la realizzazione di un metanodotto di 690 km da Massafra (Taranto) a Minerbio (Bologna), i cui primi due tratti rientrano nel Piano strategico 2012-2015. Già, il Piano strategico. Il progetto, in generale, prevede investimenti complessivi per 6,7 miliardi (1,3 nel 2012). Un Capex così distribuito: 900 milioni nello stoccaggio; 1,5 miliardi nella distribuzione e 4,3 miliardi nel trasporto. Spese importanti, insomma. Rispetto alle quali il semplice risparmiatore, e gli stessi analisti, fanno un ragionamento. Attualmente, anche per la recessione in Europa, il mercato soffre di una sovraccapacità di gas (resterà «long», come dicono gli esperti, per almeno 3 anni). Ebbene, questa situazione non rischia di creare problemi al business di Snam? La società, in primis, ricorda che la sua attività è regolamentata e, quindi, di fatto svincolata al salire, o scendere, dei volumi di gas. Così, il gruppo stima sul 2012 un'Ebit in rialzo di circa il 3% (da confrontarsi con l'Ebit adjusted 2011). Più sul piano strategico, poi, l'azienda sottolinea che la sovraccapacità, in realtà è un'opportunità. Cioè, l'avvio del trasporto bidirezionale permetterà, con una struttura flessibile, di distribuire la commodity in più in base alla domanda nell'Ue.

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