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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2013 alle ore 12:35.
L'ultima modifica è del 16 gennaio 2013 alle ore 12:29.

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Al contrario, una super-valuta rischia di indebolire la competitività delle imprese che vendono prodotti in euro all'estero. Del resto i dati della bilancia commerciale dell'Unione europea elaborati da Eurostat indicano che a novembre la gran parte dei Paesi dell'Eurozona è in deficit commerciale (guarda la mappa della bilancia commerciale europea). Fanno eccezione la Germania (che però probabilmente avrebbe un marco più forte dell'attuale euro e che, a parità di cambio con altri Paesi euro, beneficia di un tasso di inflazione più basso il che tecnicamente equivale a una sorta di svalutazione), l'Olanda, l'Irlanda. E anche l'Italia che nel 2012 ha risvegliato il proprio export, come confermano anche i dati comunicati oggi dall'Istat, frenato tuttavia dalla forza d'urto tedesca.

Ma se l'euro continuasse davvero a salire laddove lo proiettano gli analisti anche per i Paesi più virtuosi potrebbero essere dolori sul fronte dell'export (e a ruota sulla crescita del Pil). A vantaggio di altri Paesi. In questa guerra delle valute vince chi svaluta di più. Come il Giappone che nei giorni scorsi ha annunciato un piano di finanza pubblica da 85 miliardi di euro per rilanciare la crescita e si è detto disponibile a comprare euro investendo nel fondo salva-Stati Esm (tra i modi di svalutare la propria moneta c'è anche quello di comprare un'altra valuta facendola rivalutare). O come gli Stati Uniti che beneficiano di un dollaro svalutato nei confronti dell'euro. Mentre chiedono alla Cina di rivalutare lo yuan.

A lanciare l'allarme è stato lo stesso capo dei ministri delle Finanze dell'Eurozona, Jean-Claude Juncker che che ha definito «pericolosamente alto» l'attuale valore dell'euro.

«È come se i policymakers europei si fossero improvvisamente svegliati accorgendosi tutto d'un tratto che il rafforzamento dell'euro rappresenti più un pericolo che un vantaggio, occorre ricordare che purtroppo questo è il prezzo da pagare per la discesa dei rendimenti dei titoli italiani e spagnoli - spiegano Michael Hewson e Tim Waterer di Cmc markets -. Il paradosso dell'euro infatti sta tutto in questi termini: vista l'alta correlazione tra l'andamento della moneta unica e quello di questi bond, il ridimensionamento dei fattori che mettevano a rischio la tenuta dell'euro sono gli stessi che ora potrebbero riportarlo verso 1,40, un livello estremamente pericoloso per la già fragile economia del Vecchio Continente».

Certo, con un super-euro sarà più conveniente fare una vacanza a New York. Ma la vita quotidiana, purtroppo, non è una vacanza. E il paradosso dell'euro - sale perché ci si aspetta una ripresa ma salendo rischia di vanificarla - è un'altra, ennesima, gatta da pelare per chi tiene le fila a Bruxelles.

twitter.com/vitolops

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