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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 06:41.

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Stima PwC che in Europa già a fine 2011 le banche avevano oltre mille miliardi di crediti deteriorati in bilancio. Sempre secondo PwC, i sistemi bancari che hanno registrato il più grande aumento di crediti in sofferenza si trovano in Spagna, Irlanda e Italia. Calcola Mediobanca Securities, in uno studio recente, che se si armonizzassero i criteri contabili nel Vecchio continente, le sofferenze aumenterebbero nei bilanci delle banche europee di 105 miliardi di euro.

Questo creerebbe un deficit di capitale da 80 miliardi, con le banche italiane tra le più colpite.
A guardare questi dati emerge una fotografia chiara: il male dei crediti deteriorati è comune all'intera Europa, ma l'Italia ne è particolarmente affetta. E questo non è un problema solo bancario, ma economico e sociale: perché se la recessione mette in ginocchio imprese e famiglie facendo aumentare i crediti deteriorati, questo a sua volta mette in difficoltà le banche che hanno sempre meno margini per erogare nuovo credito, e questo – come un circolo vizioso – non fa altro che peggiorare la recessione. Tanti ne sono dunque convinti: per ridare all'Italia la speranza di una ripresa economica, bisogna anche risolvere il problema delle sofferenze bancarie.

Fino ad oggi gli istituti l'hanno ridimensionato riducendo gli accantonamenti – dunque le perdite – a fronte dei crediti dubbi. In realtà anche questo – a giudicare dai dati di R&S Mediobanca – è un trend europeo, e non solo italiano. Anzi, le banche della Penisola (solo le prime due, incluse nella statistica) si dimostrano oggi anche più prudenti di quelle tedesche e olandesi. Queste ultime hanno infatti tassi di copertura sui crediti dubbi rispettivamente del 39,8% e del 36,3%, mentre le italiane accantonano in bilancio il 47,7% in media.

Il problema è che questo numero è relativo alle sole Intesa e UniCredit, mentre in Italia le banche medie e piccole sono molto meno prudenti. E, soprattutto, il problema è che da noi la recessione è molto più dura: questo aumenta l'accumulo di crediti in sofferenza molto più che in Germania o Olanda. Le banche della Penisola, dunque, devono in qualche modo risolvere il problema prima che deflagri. Le Autorità, soprattutto Bankitalia, sono però scettiche sull'ipotesi di creare una «Bad bank»: non intendono, insomma, creare un grosso "contenitore" dove le banche possano scaricare i crediti in sofferenza. Temono infatti che questo rischi di palesare (e dunque di aggravare) il problema. Se però si approcciasse il problema in maniera diversa – suggeriscono alcuni –, come una vera e propria politica industriale mirata a "liberare" le banche dalla zavorra per permettere loro di erogare credito alle imprese, allora forse si potrebbe trovare una soluzione di sistema appetibile anche "politicamente".

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