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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2013 alle ore 17:18.

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Alessandro Proto (Ansa)Alessandro Proto (Ansa)

Di fronte a un provato millantatore non si può affatto escludere che la causale attribuita a quei bonifici sia inventata. Un suo ex collaboratore ci ha comunque detto che a ottobre Credit Suisse ha chiuso quel conto e poco tempo dopo la Procura di Lugano ha aperto un'inchiesta per riciclaggio.

Ma veniamo alle attività che effettivamente conduceva questo sedicente "novello Cuccia" (nelle sue brochure presentava la Proto Consulting come una «piccola Mediobanca»). Il suo modello di business era relativamente semplice. Si trattava di sposare due esigenze opposte e complementari, quella di chi necessita di capitali per far crescere la propria piccola o media impresa con quella di chi è alla ricerca di opportunità di investimento. Perlomeno era così che presentava ai suoi interlocutori il suo fondo Caronte.

Visto che nella mitologia greca Caronte era colui che traghettava i nuovi morti da una riva all'altra del fiume Acheronte, il nome è risultato meno inappropriato di quanto non si potesse pensare. Perché dalle indagini emerge che il traghettamento in cui si cimentava Proto portava semplicemente da una riva all'altra dell'inferno imprenditoriale.

L'ordinanza di custodia cautelare del Gip di Milano Stefania Donadeo dice che l'attività d'intercettazione condotta dalla polizia giudiziaria prova «in maniera inequivocabile che i dipendenti di Proto sono intenti ad allettare ingenui imprenditori con proposte di finanziamento, evocando nomi prestigiosi di istituti di credito anche stranieri con i quali millantano rapporti di joint-venture in realtà inesistenti, ovvero evocando l'esistenza di investitori riuniti nel fondo Caronte».

Nella sua inchiesta, Il Sole 24 Ore ha appurato che nei primi sei mesi del 2010 la Proto Consulting ruotava attorno a tre persone: lo stesso Proto, che operava per lo più dall'ufficio di Lugano, un suo vecchio socio in affari di nome Bruno Arini, che faceva la spola tra Svizzera e Italia, e un giovane collaboratore che da Milano si occupava delle analisi economiche e aziendali. Proto e Arini si occupavano della gestione degli investitori.

Al loro collaboratore era assegnato il compito di selezionare gli imprenditori tra le decine che rispondevano alle inserzioni con le quali la Proto Consulting pubblicizzava il Fondo Caronte. Claudio Carlot è stato uno di loro. «Avevo un disperato bisogno di fondi per dare respiro alla mia impresa, e dalle banche non riuscivo ad avere niente. Quell'annuncio mi faceva sperare in un'alternativa. Per questo decisi di contattarli», ricorda oggi l'imprenditore.

«Nel primo incontro prospettai a Proto una richiesta di finanziamento di circa 150/250mila euro, sufficienti a mio avviso ad avviare una crescita costante. Ma il signor Proto mi disse che non dovevo aver paura a chiedere di più, perché i suoi investitori andavano "incoraggiati" a investire. Sbirciando appena i bilanci che gli avevo portato, mi parlò subito di un possibile intervento in termini di circa 800mila euro».

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