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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 13:47.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2013 alle ore 15:26.

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Draghi ha lamentato come quello sulla troika sia «il caso della settimana, come era stato a suo tempo quello sulle presunte dimensioni del bilancio dell'Eurotower» e ha pertanto invitato i giornalisti a «stare attenti ai gossip lanciati dal fuoco amico».

«Se questa partecipazione è usata per mettere in discussione l'indipendenza della Bce - ha aggiunto - posso dirvi francamente che non abbiamo mai preso decisioni su pressioni politiche di alcun tipo»". Anzi, ha concluso, «abbiamo già dato molte prove della nostra indipendenza dalla politica».

Rimborsi Ltro
I rimborsi dei fondi Ltro assegnati dalla Bce «sono un altro segnale positivo», ha detto Draghi. Sui fondi netti assegnati, che erano in totale circa 500 miliardi, il rimborso è stato a tutt'oggi pari al 40% e «questo va di pari passo con il calo degli asset di bilancio della Bce». Tutti questi segnali «vanno nel senso di una minore frammentazione all'interno dell'Eurozona». Quando parliamo, invece, dei flussi di credito, ha aggiunto Draghi, «allora abbiamo molta più eterogeneità: le grandi società non hanno problemi a raccogliere fondi, le pmi sì» e questo «dimostra che l'outlook resta fragile, soprattutto a livello di economia reale. La domanda interna e i consumi sono deboli, gli investimenti limitati», ma, ha ribadito Draghi, «nel corso del 2013 vedremo una ripresa graduale».

Tassi fermi
Tassi di interesse sempre inchiodati allo 0,75 per cento nell'area euro: la Banca centrale europea ha confermato per l'ottavo mese consecutivo i livelli di riferimento sul costo del danaro, in linea con le attese prevalenti. Resta impegnativo il quadro nel quale l'istituzione monetaria si trova a ponderare le sue scelte: Eurostat ha appena confermato l'aggavamento della recessione subito dall'area valutaria a fine 2012, con un meno 0,6 per cento del Pil nel quarto trimestre.

A inizio 2013, inoltre, i disoccupati sono arrivati a toccare quota 19 milioni, un valore mai visto prima con un tasso di disoccupazione medio che ha raggiunto l'11,9 per cento. In questa situazione l'inflazione non solo non mostra segnali di allarme, ma anzi ha registrato nuove brusche attenuazioni rallentando all'1,8 per cento a febbraio, riportandosi così all'interno dei valori obiettivo della Bce.

A fronte di tutto questo la Bce ha deciso di lasciare il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento allo 0,75 per cento, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali all'1,50 per cento e a zero il tasso sui depositi che la Bce custodisce per contro delle banche commerciali. Decisioni in linea con le attese degli analisti, laddove sui mercati aveva avuto un qualche credito l'ipotesi di una riduzione.

La BoJ non muove i tassi
Oggi la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo per la sesta volta di fila, ma resta sotto quota 12mila punti. L'indice Nikkei termina la sua corsa con un guadagno dello 0,3% a 11.968,08 punti. In giornata il comitato di politica monetaria della Banca centrale giapponese (BoJ), nell'ultima seduta presieduta dal governatore Masaaki Shirakawa (lascerà la carica il 19 marzo), ha optato all'unanimità per lo status quo. La BoJ ha così lasciato i tassi nella forchetta tra lo 0 e lo 0,1%, mantenendo un tasso nullo e non ha modificato le risorse destinate all'acquisto di attività finanziarie come i titoli del Tesoro giapponese. Shirakawa, arrivato alla BoJ ad aprile 2008, ha tentato in cinque anni di combattere la decrescita, il continuo calo dei prezzi e la crisi finanziaria internazionale, ottenendo però le critiche del nuovo governo di Shinzo Abe.

Anche la Boe lascia tassi invariati
Anche la Banca d'Inghilterra ha lasciato invariato il tasso chiave di interesse allo 0,5% e annuncia la sua intenzione di non pompare altri soldi nell'economia, oltre al già approvato piano di acquisti da 375 miliardi di sterline.

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