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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2013 alle ore 15:49.

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Draghi è stato costretto a ripeterlo ancora. Questa volta in termini chiarissimi: non ha fatto più riferimento a un'«avversione al rischio», un po' astratta (almeno in apparenza. Le banche «hanno paura di non vedersi restituire i fondi», ha detto senza mezzi termini ieri in conferenza stampa. E questo - la novità è forse qui - è un problema su cui la Bce «sta riflettendo».

Non è la prima volta che Draghi affronta il tema della cinghia di trasmissione della politica monetaria: i tassi sono bassissimi, la liquidità abbondante (e i rubinetti aperti), ma le banche non fanno prestiti. C'era un problema di finanziamento, e questo la Bce è riuscita a risolverlo con le sue operazioni straordinarie; c'è ancora un problema di capitali societari non adeguati e la soluzione dipende dagli azionisti o dai governi; e c'è questo tema cruciale del rischio-controparte.

Finora la Bce ha spiegato - ripetendolo in ogni occasione - che i due problemi finora non risolti non toccano a lei,a anche per i vincoli a lei posti dal Trattato. Ieri ha fatto una piccola aggiunta: «Alla Bce - ha detto - continuiamo a riflettere sul come far superare alle banche queste paure: siamo chiaramente determinati a fare in modo che i fondi iniettati trovino la strada verso l'economia reale». Durante la conferenza stampa di inizio mese aveva solo detto che la Bce sta studiando cosa non funzioni e che si sta valutando la situazione a 360 gradi.

In ogni caso anche ieri Draghi ha ripetuto che «per essere efficaci serve la partecipazione di altri attori». I governi, ma non solo: dopo la riunione del board del 4 aprile, aveva fatto riferimento anche ad «agenzie speciali come la Banca europea degli investimenti», e alle «banche centrali nazionali». Segno che - come confermano alcune indiscrezioni - a Francoforte si sta cercando una strada per risolvere il problema.
Non è irrilevante notare infine che, nella conferenza stampa di inizio mese, è stato proprio in risposta a una domanda sulle piccole e medie imprese e sulle loro difficoltà di finanziamento, che il presidente della Bce ha spiegato che il rimborso dei crediti pregressi da parte dei governi «è la più potente misura di stimolo» che possa essere presa.

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