Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 12:36.

My24

Per Paganini «gli effetti di tale eventualità devono essere valutati sotto diversi aspetti, i più importanti dei qualirappresentano variabili macroeconomiche pure, che potrebbero essere messe a dura prova dalla forza della nuovadivisa. Sebbene vi siano molte multinazionali (che redigono bilanci consolidati), una rivalutazione del marco sull'euro andrebbe a mettere in pericolo le esportazioni verso l'area euro e acuirebbe il pericolo di vedere delocalizzazioni della produzione verso i Paesi che permettono di spuntare una struttura di costo migliore. Oltre a questo, gli ingenti capitali investiti dalle banche tedesche sia in strumenti finanziari esteri sia nel cosiddettoFondo Salva Stati verrebbero rivalutati a ribasso, portando ulteriori difficoltà che potrebbero ripercuotersi sul mercato creditizio interno a causa dei possibili rialzi dei tassi cui ci si potrebbe trovare davanti al fine di contenere potenziali pressioni inflazionistiche che inizialmente potrebbero verificarsi. La bilancia dei pagamenti andrebbe a ridursi a causa del nuovo rapporto tra il marco e le altre valute, andando ad appesantire ulteriormente lo scenario. In sostanza, la variabile più pericolosa da considerare sarebbe quella valutaria in quanto, una volta sbloccato il sistema a cambi fissi, essa sarebbe la prima a muoversi per ribilanciare gli squilibri attuali, creati per l'appunto dalla rigidità del sistema monetario europeo».

Più moderata la visione di Maria Paola Toschi, market strategist di Jp morgan asset m anagement: «In caso di ripristino del marco, la Germania sarebbe sicuramente svantaggiata dalla rivalutazione del Marco verso l'Euro o verso le altre valute locali, ma potrebbe in parte compensare questo svantaggio dalla efficienza tecnologica e dalla migliore competitività del fattore lavoro».

Per Ragaini «l'aspetto valutario avrà maggior peso. Oltre che per ragioni fondamentali sulla perdita di competitività delle aziende tedesche sarà la percezione dei mercati ad essere determinante. Un po' come è avvenuto sul nostro debito pubblico. Per esempio il valore aggiunto per addetto delle piccole e medie imprese italiane è superiore a quello delle PMI tedesche ma il rischio paese viene fatto pagare tramite lo spread come contrazione di credito e di fiducia a prescindere dalla competitività dell'impresa. Se i mercati decideranno quindi che con un cambio decisamente rivalutato il sistema economico tedesco, ancora molto orientato all'esportazioni intra ed extra Euro, non reggerà allora le vendite saranno consistenti sia sull'azionario che sull'obbligazionario. Anche le dinamiche dei tassi, che immagino in rialzo per combattere l'inflazione, porterebbero a rivedere al ribasso sia le quotazioni che la competitività relativa delle aziende tedesche. L'euro esiste dal Gennaio del 1999 cioè circa 13 anni e mezzo. Gli errori fatti sono evidenti a tutti, ad esempio l'aver avuto un interesse passivo sul debito pubblico per 12 anni pari a quello della Germania ma essere stati in grado di ridurne lo stock. Ormai dovremmo dare l'euro per scontato e capire invece cosa tirare fuori di buono da una questo dato di fatto, tedeschi e italiani e tutti gli europei che lo hanno adottato come loro moneta».

Secondo Fabrizio Gualco, Head of Business Development di Finanziaria Internazionale Investments SGR «la stessa Germania troverebbe interessante aumentare i rapporti di subfornitura con altri paesi per trarre vantaggio da una situazione del genere finendo per diventare lei stessa compartecipe di una rinnovata dinamicità dell'industria al di fuori dei propri confini nazionali, contribuendo ad alimentare il circolo virtuoso che andrebbe a generarsi e che comporterebbe nel medio/lungo periodo una riduzione o addirittura un azzeramento del gap in moltissimi settori tecnologici».

Ci sarebbero quindi gravi effetti sull'industria tedesca. «Probabilmente il nuovo marco tedesco sarebbe una moneta forte. Se avvenisse una sorta di guerra valutaria tra i paesi della precedente area euro, la Germania perderebbe competitività - sottolinea Philippe Waechter, capo economista di Natixis am -. La percentuale di esportazioni della Germania verso l'area euro era del 40% nel 2012 e verso l'Europa in generale del 61%. Cosa accadrebbe alla Germania se questo mercato non funzionasse bene? Questo creerebbe per le società al di fuori della Germania l'opportunità di migliorare la loro posizione e al contempo la Germania perderebbe quote di mercato. Allo stesso tempo, se l'uscita della Germania fosse immediate, la situazione per l'industria tedesca sarebbe complicata perchè assisteremmo a un rapido ribasso dello yen giapponese. In altre parole, il Giappone è un diretto competitor della Germania, soprattutto sui beni di consumo in Asia. Se lo yen si svalutasse pesantemente, darebbe un vantaggio competitivo all'industria giapponese. I Paesi sviluppati dell'Asia rappresentavano il 7,7% dell'export tedesco nel 2012. Le società tedesche venderebbero, quindi, meno sia in Europa che in Asia».

«Visto che l'export è il vero motore della crescita in Germania, quale sarebbe il vantaggio di un'uscita dall'area euro? La Germania può migliorare la sua posizione solo se è capace di imporre le sue condizioni e può farlo solo all'interno dell'area euro. L'uscita della Germania sarebbe una sfida per ogni Paese. Chi potrebbe trarre vantaggio da ciò se non i Paesi che stanno cercando di migliorare il proprio ruolo? E' il caso del Giappone ad esempio e di quei paesi che stanno attuando una svalutazione delle proprie valute».

twitter.com/vitolops

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi