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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 15:06.

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Settimana di fuoco per le aste del Tesoro. Ma ai tassi attuali conviene ancora comprare BoT e BTp?

«Riteniamo poco probabile un ritorno dello spread e dei rendimenti dei governativi italiani verso quei "livelli di stress" registrati nell'estate del 2011 e del 2012 e che stimiamo ancora molto attraente la curva BTp sulle scadenze medio-lunghe rispetto ad altri investimenti obbligazionari governativi dell'area euro core e semi-core, che offrono per la maggior parte rendimenti reali netti negativi o quasi», spiega Gianni Filomeni, gestore obbligazionario di Sella Gestioni.

Per Francesco Città, dell'ufficio studi di Copernico Sim «visto l'attuale livello dei tassi potrebbe essere interessante considerare titoli con scadenze inferiori ai tre anni con la prospettiva di mantenerli fino a scadenza per ridurre al minimo eventuali futuri rialzi dei tassi o dell'inflazione».

I fattori di rischio
«Il mercato obbligazionario potrebbe, tuttavia, essere scosso da forti oscillazioni nei prossimi giorni sulla scia delle indiscrezioni riguardo allo scontro tra Asmussen/Weidmann alla Corte costituzionale tedesca, che dovrà, infatti, decidere sulla legittimità del programma Omt (scudo anti-spread) promosso nello scorso settembre dalla Bce. La sentenza arriverà dopo l'estate (probabilmente in autunno dopo le elezioni politiche in Germania) ma eventuali altri rumour su possibili limitazioni del piano (come già apparso da indiscrezioni della stampa tedesca nel weekend smentite poi dalla Bce) potrebbero avere forti ripercussioni negative sul mercato obbligazionario, creando i presupposti per un forte calo dei prezzi dei titoli governativi soprattutto dei Paesi dell'Europa periferica».

«Riteniamo che l'aumento dell'incertezza sui mercati finanziari (debolezza dei dati macroeconomici dei paesi dell'Europa periferica, immobilismo della Bce, indiscrezioni sulle limitazioni del piano Omt, possibile allentamento del piano di quantitative easing da parte della Fed) possa indurre gli investitori istituzionali ad alleggerire le proprie posizioni in titoli di stato dell'Europa periferica per preferire altre forme di investimento - conclude Diodovich. Almeno per quanto concerne il brevissimo periodo anche i piccoli risparmiatori dovrebbero valutare attentamente una probabile fase correttiva dei prezzi dei titoli di Stato italiani».

A giudizio di Massimo De Palma, responsabile assetmManagement di Swiss & global asset management Sgr «i recenti dati macroeconomici pubblicati, produzione industriale del mese di aprile e prodotto interno lordo nel primo trimestre 2013, confermano una debolezza di fondo dell'economia italiana. Oltretutto, in entrambi i casi, sono risultati peggiori delle aspettative. Questo significa che il Paese fatica ad uscire da questa spirale negativa. Le riforme politiche ed economiche sono necessarie per fornire i presupposti di una ripresa consistente e duratura. In particolare quando l'economia europea arriverà al punto di svolta è necessario che l'Italia si faccia trovare pronta a riprendere slancio. Questi dati, ad oggi, mostrano il contrario e questo potrebbe avere un impatto negativo sul mercato secondario e sulle nuove emissioni di titoli di Stato. Sulle emissioni di questa settimana l'effetto dovrebbe essere minimo. Certamente, se la politica dovesse procrastinare le iniziative orientate allo sviluppo pur tenendo sotto controllo i conti, potrebbe generare un impatto negativo sui rendimenti dei titoli italiani. Attualmente l'area 3-5 anni risulta particolarmente interessante se comparata ai governativi core e alle obbligazioni corporate investment grade».

twitter.com/vitolops

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