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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2013 alle ore 06:44.

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Gli Stati Uniti, secondo gran parte degli osservatori, sperano in un'accelerazione della crescita. «Per il momento però questo scenario appare poco realizzabile – scrive uno studio de La Française Am (società di gestione di Crédit Mutuel Nord Europe) – anzi la gran parte degli indici economici riflettono un certo rallentamento della crescita americana nell'inverno 2013, che sembra protrarsi e che si spiega in parte con una riduzione delle esportazioni e indubbiamente degli ordini pubblici. Il settore della costruzione ha ritrovato, tuttavia, un trend positivo dei prezzi e dei volumi che dovrebbe durare nel tempo».
Invece in Europa continua una fase recessiva «che – continua la ricerca della casa francese – va attenuandosi, ma anche protraendosi. In base agli ultimi indicatori potrebbe forse volgere al termine e stabilizzarsi durante l'estate. Tuttavia, sono ben poche le prospettive di una ripresa economica a breve termine. Le vendite al dettaglio hanno subito un ulteriore calo, il clima degli affari nel settore dell'edilizia è in piena depressione, i prestiti al settore privato residente si contraggono, tutti fattori che lasciano poche speranze circa una prossima ripresa dell'attività nell'Eurozona».
Un invito alla cautela, di fronte ai massimi di Wall Street, viene da Francesco Caruso, analista tecnico indipendente e animatore del sito www.cicliemercati.it, secondo il quale la posizione tecnica della Borsa americana è molto delicata – anche nello spread borsa-bond – e mostra forti segnali di top.
«Sono probabili ulteriori correzioni, anche volatili, fra adesso e fine estate – spiega Caruso –: gli Usa sono palesemente in bolla secondo ogni ragionevole parametro di valutazione, ma questo tipo di fasi può durare molti mesi e avere ovviamente sviluppi differenti».
Per ora comunque la crescita continua. «L'S&P che veniva buttato via nel 2009 a 666 – conclude Caruso –, ora viene rincorso a 1.700 punti: un top richiede segnali, non semplici indizi, quindi forse ce lo si strapperà di mano a 1.750 o a 1.800 tra poche settimane. Chi può dirlo? La realtà è che l'attuale “esuberanza” innescata dall'eccesso di liquidità e dai tassi zero è paradossalmente nutrita sia dalle buone sia dalle cattive notizie: può quindi durare ancora e può mantenere il mercato azionario americano “irrazionale” (e magari trascinarne dentro altri) a lungo, più a lungo di quanto la logica, i fattori tecnici e gli stessi fondamentali porterebbero a ritenere. Ma estensione e durata non ridurranno i parametri di rischio, li metteranno ancora di più sotto stress. Tenderanno un elastico già parecchio teso». Che, quando si romperà, potrà fare molto male.
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