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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2013 alle ore 20:12.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2013 alle ore 21:04.

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«Abbiamo una banca che già oggi va bene sotto il profilo della sicurezza per la liquidità – ha incalzato anche l'amministratore delegato, Fabrizio Viola se avesse fatto l'aumento la banca sarebbe stata in sicurezza anche sotto il profilo patrimoniale. A questo punto un pezzo importante del piano di ristrutturazione viene dilazionato nel tempo assumendo le caratteristiche incertezza.

Sulle dimissioni decisione in gennaio
Profumo non si è lasciato sfuggire alcunché sulla decisione che prenderà in merito alle proprie eventuali dimissioni.«Ho detto in modo chiaro, già in sede assembleare, che quando assumeremo determinazione lo faremo nelle sedi appropriate, ovvero nel cda della banca», ha tagliato corto. Anche l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, ha mantenuto il riserbo sulla propria posizione, né ha fatto intendere se si muoverà all'unisono con Profumo. «Personalmente ho fatto di tutto e farò di tutto perché barca non solo non affondi ma navighi – ha dichiarato - datemi responsabilità per quanto ho fatto o posso fare, ma non quanto posso decidere«. Top secret anche le decisioni su eventuali azioni legali. «Il cda è il cda e il cda deciderà», ha detto.

«La banca che ho in testa –ha spiegato ancora Profumo– è con tre miliardi in più perché dobbiamo renderne 4 ai contribuenti italiani che con l'aumento di capitale avrebbero preso tre miliardi e 300 milioni di interessi». Per l'ex numero uno di Unicredit la posizione della Fondazione è paragonabile a quella presa negli anni passati, quando si è indebitata per difendere il controllo di Rocca Salimbeni. «La decisione è in linea con quella del 51% che si è visto si è dimostrata errata. Speravo non fossero fatti ulteriori errori visto che sono un ottimista di natura«. E se nei mesi scorsi non c'è stato un gioco di squadra tra Mps e Fondazione, ciò è per rispetto della legge che impone uguale trattamento per tutti gli azionisti. «La Fondazione è un socio importantissimo ma il 66% del capitale è in mano ad altri: là dove a un singolo socio avessimo dato informazioni privilegiate avremmo commesso reato. Tutto chiedetemi tranne di commettere un reato». Peraltro, ha ricordato il manager, «uno dei iloni su cui si esercita la magistratura senese è proprio il flusso informativo tra Fondazione e Banca. Errare è umano ma non perseverare».

La tegola sulle cedole
Una nuova tegola, però, grava su Rocca Salimbeni che a questo punto non è certa di poter pagare la cedola sui bond Mps upper tier 2 2008-2018. La Commissione europea ha infatti imposto che a maggio la cedola potrà essere pagata solamente a patto che sia formato un consorzio di garanzia per l'aumento di capitale da tre miliardi. «Se per maggio non sarà formato un consorzio ai sensi assunti con la Commissione europea - ha detto Profumo – il pagamento sarà dilazionato per 37mila obbligazionisti». Va da sé che se l'operazione da tre miliardi fosse stata fatta a gennaio il problema non si sarebbe posto.

Profumo ha comunque detto con fermezza che «la politica non entra nella banca». Ho comunque sentito il ministro dell'Economia «innumerevoli volte. Ma si tratta di un ministro che ci ha dato oltre 4 miliardi, non è politica».

Il presidente di Banca Mps, infine, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa sia contro il sindaco Bruno Valentini, sia contro l'associazione degli industriali senesi che hanno paventato che la banca sia svenduta a gruppi stranieri.«Il sindaco questa estate diceva aveva contatti con cinesi che per altro non si sono manifestati – ha ribattuto Profumo - detto onestamente l'Italia è troppo poco capace di attrarre investitori stranieri. E anche gli imprenditori si lamentano proprio di questo ovvero che non ci sono abbastanza imprenditori esteri». Alla fine, ha concluso «se la banca è ben gestita rimarrà a Siena, se non sarà ben gestita non rimarrà a Siena. Poco importa chi metterà i tre miliardi».

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