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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 18 febbraio 2014 alle ore 19:33.

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Quindi, il modello attuale (l'aggiustamento lasciato al mercato) prevede che per smuovere il Pil attraverso le esportazioni l'Italia dovrebbe portare la disoccupazione al 20%, in scia a quello fatto dalla Spagna.

Nomisma, però, indica che non è giusto che l'aggiustamento avvenga solo a spese dei Paesi della periferia. «Questo è un fenomeno di grande criticità che smentisce le aspettative di convergenza prevalenti all'avvio dell'unione e che, se non corretto, favorisce spinte centrifughe e diffusione di sentimenti anti-euro. Riforme strutturali sono necessarie anche nei Paesi in surplus perché potenzino i fattori di crescita interna e contribuiscano in modo più sostanziale allo sviluppo equilibrato dell'area».

«Queste considerazioni evidenziano come siano notevoli i problemi di un aggiustamento competitivo assegnato unicamente alle politiche deflative dei Paesi in deficit. Si tratta di un processo lungo, rischioso e impropriamente sbilanciato. E' necessario un framework più simmetrico per distribuire lo sforzo del riequilibrio anche sui paesi in surplus e rendere meno dolorosa l'azione di correzione dei periferici».

Cosa dovrebbe fare l'Europa concretamente per compensare gli squilibri in corso nell'area valutaria? Secondo il report di Nomisma, due cose. Come prima cosa spingere la Germania ad importare di più o aumentare i salari, stimolando quindi la domanda interna. «Occorrono riforme strutturali nei Paesi in surplus che, simmetricamente a quelle richieste alle economie in deficit, portino a potenziarne i fattori interni della crescita economica, dando luogo a una più sostanziale spinta della loro domanda domestica e, di conseguenza, a un contributo più significativo allo sviluppo equilibrato dell'intera area euro».

La seconda azione spetterebbe alla Bce che dovrebbe consentire uno strappo alla regola aurea dell'inflazione entro il limite del 2% e consentire un leggero sforamento al rialzo, soprattutto nei Paesi del Nord, per accelerare i tempi di recupero del Sud. « Una dinamica più elevata dei prezzi europei, possibilmente per un periodo transitorio anche superiore al target del 2%, verrebbe infatti conseguita con un'inflazione più alta in tutta l'area, ma che nei Paesi del centro dovrebbe portarsi per alcuni anni oltre il 3%. Questo è terreno d'azione in primo luogo della Bce che dovrebbe fare pieno uso degli strumenti a disposizione per contrastare la bassa inflazione».

Insomma, dato che creditori e debitori nel momento in cui si creano le bolle hanno pari responsabilità, quando c'è da raccogliere i cocci e ricostruire un'impalcatura seria non è giusto che paghino solo i debitori. Questo il messaggio che secondo l'istituto vicino a Romano Prodi dovrebbe lanciare l'Italia, in vista del semestre di presedenza europeo, che scatta a luglio. Quando sostituirà la Grecia.

twitter.com/vitolops





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