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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 21:49.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2014 alle ore 07:57.

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(Corbis)(Corbis)

Sui mercati finanziari è stato un mercoledì nero. Il FTSE MIB di Piazza Affari ha chiuso con un pesante ribasso del 4,44%. Francoforte ha ceduto il 2,59% mentre Wall Street ha segnato un calo del 2,7%, ma poi ha recuperato gran parte delle perdite e in serata lo Standard & Poor’s ha chiuso a -0,8 per cento. A scatenare le forti vendite sono stati almeno tre fattori.

1) In mattinata è stato diffuso un report dell'agenzia di rating Fitch sullo stato di salute delle banche greche, ancora gravate da consistente fardello di crediti in sofferenza in vista dei risultati degli stress test e asset quality review da parte della Bce. Immediata la reazione dei mercati con vendite insistenti su Borsa e bond sovrani di Atene. L’indice della Grecia ha ceduto il 6,3% mentre il decennale di Atene ha visto il rendimento schizzare a oltre il 7,82% dal 7% della chiusura di ieri con lo spread rispetto al bund che si è allargare a 686 punti.

Le vendite si sono allargate anche ai bond di Italia, Spagna e Portogallo metre gli investitori fanno rotta sul Bund tedesco e sui decennali di Olanda, Francia e Austria. Il Bund tedesco ha toccato il nuovo minimo storico con un rendimento sotto lo 0,80%. Considerando il tasso di inflazione allo 0,8% il rendimento reale sul decennale tedesco è ora appena negativo. Lo spread tra Btp e Bund si è allargato di 20 punti a quota 165, con il rendimento del decennale italiano al 2,37% e con un tasso reale superiore al 2 per cento.

2) A determinare il crollo della Borsa di Atene (che ieri ha ceduto il 5,7%) anche le preoccupazioni sul piano del governo greco per uscire dal salvataggio della Troika, scenario che potrebbe portare ad elezioni anticipate. La Grecia, sotto la tutela della comunità internazionale dal 2010, spera di uscirne in anticipo, a fine anno, quando arriverà a conclusione il piano di sostegno europeo mentre il piano Fmi giungerà a termine solo nel 2016. Sul mercato c'è il timore che la Grecia, uscendo dal controllo della Troika, possa abbandonare le misure di austerity e non sia in grado di finanziarsi autonomamente.

3) Nel primo pomeriggio sono arrivati dagli Stati Uniti dati macro deludenti: le vendite al dettaglio a settembre sono calate più delle stime (-0,3% contro un attesi -0,2%) e i prezzi alla produzione sono a sorpresa scesi nello stesso mese (-0,1% contro uno stimato +0,1%).

Da non escludere poi il continuo calo del prezzo del petrolio che sta penalizzando le quotazioni di titoli minerari e petroliferi in tutto il mondo.

Vendite sul dollaro
Sul mercato valutario si sono registrati forti realizzi sul dollaro dopo i dati americani deludenti e la previsione degli operatori su una Federal Reserve attendista nel rialzo dei tassi di interesse visto il quadro attuale. L'euro è balzato a 1,28 (da1,2646 ieri sera). «Il brutto dato sulle vendite al dettaglio Usa (-0,3% a settembre) unito all'Empire manifatturiero che dà segnali prospettici preoccupanti - spiega Vincenzo Longo di Ig Markets - ha innescato le vendite sul biglietto verde: ora si scommette sul fatto che la Fed temporeggerà sui tassi di interesse». Contemporaneamente al movimento euro/dollaro, la moneta Usa ha perso terreno anche verso lo yen: il cambio segna 106,26 ai minimi dal 10 settembre scorso (cambio euro/dollaro e convertitore di valute).

Vendendo dollari, i mercati si orientano anche all’idea di nuovi stimoli. Non è da escludere a questo punto secondo alcuni operatori un nuovo quantitative easing con aumento degli acquisti di bond, se l'economia americana dovesse rallentare drasticamente e se l'inflazione si abbassasse troppo. «Se ci fosse la previsione di una disinflazione molto sostenuta, un ritorno all'aumento degli acquisti di asset sarebbe una cosa da considerare seriamente», ha detto il governatore della Federal Reserve di San Francisco John Williams. Il terzo round di quantitative easing, che in origine prevedeva l'acquisto di bond e titoli per un totale di 85 miliardi di dollari al mese, è stato progressivamente ridotto e con ogni probabilità arriverà a conclusione durante la riunione del Fomc di questo mese.

Da segnalare inoltre che la divisa russa continua a segnare record dopo record in negativo: dopo aver toccato i 51,75 rubli per un euro, ha superato per la prima volta il muro dei 52 rubli.

twitter.com/vitolops

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