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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2014 alle ore 12:40.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 21:44.

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Janet L. Yellen (Foto Afp)Janet L. Yellen (Foto Afp)

I temi aperti sono due. Al rischio di disinflazione globale si aggancia quello del futuro atteggiamento delle banche centrali. È chiaro che i mercati in questo momento si aspettano una staffetta reale nel fornire liquidità tra Fed e Bce. Ma nel gioco delle banche centrali impegnate a pompare liquidità di fronte a una disinflazione globale, le aspettative vertono proprio su una sorta di “passaggio del testimone” alla Bce: e la Germania, che si richiama al divieto di finanziamento monetario del debito, continua a dare battaglia e a opporsi all’idea di un piano di acquisto di titoli di Stato.

Nel frattempo, oggi è partito il piano di acquisto di covered bond da parte dell’istituto guidato di Mario Draghi. A giudicare dalla reazione dei mercati (tutti in rosso tranne Piazza Affari che beneficia dei forti ordini sul BTp Italia) non c’è grande entusiasmo. Mentre si attendono aggiornamenti sull’avvio degli acquisti entro fine anno degli Abs (Asset backed securities), titoli cartolarizzati, garantiti da prestiti a famiglie e soprattutto a piccole e medie imprese. È il pacchetto lanciato da Draghi di fronte a un'inflazione esangue che a settembre ha toccato il minimo storico per l'Eurozona allo 0,3%, mentre anche le aspettative a cinque anni viaggiano sotto il 2%. Quello degli Abs in Europa è però un mercato asfittico e lo scetticismo degli operatori su un buon esito di questa operazione è alto. Tante le voci scettiche, fra cui quella dell'economista Nouriel Roubini che proprio a Francoforte, nei giorni scorsi, ha previsto che non funzionerà. Pessimismo anche per Paul Krugmanche giudica ormai l’Europa imballata e invita chiunque a trovare uno scenario alternativo a quello che potrebbe portare Marine Le Pen in Francia a spingere il Paese fuori dall’euro e dall’Unione europea.

A questo punto, ci sarà davvero la staffetta tra Fed e Bce? È più probabile un “qe4” dagli Usa o un “vero qe” (quindi con l’acquisto anche di titoli di Stato convincendo la Germania a eliminare il veto) in Europa?

«A nostro avviso risulta più probabile un «qe» da parte della Bce, tra febbraio ed aprile del 2015 che, se dovesse effettivamente avvenire, risulterebbe comunque troppo in ritardo per portare gli effetti desiderati, soprattutto nel breve termine. La Fed potrebbe decidere di terminare gli acquisti di asset tra qui e fine anno (probabile durante la prossima riunione di fine ottobre) e decidere altresì di procedere con una normalizzazione dei tassi (leggasi rialzo) a partire dalla seconda metà del 2015», spiega Matteo Paganini, capo analista Fxcm. Per Marco Vicentini, Responsabile Ufficio Advisory Banca Cesare Ponti «la possibilità che le banche centrali attuino un nuovo intervento di sostegno monetaria già entro la fine del 2014 ci sembra poco plausibile. La Fed infatti, nonostante abbia sempre avuto un atteggiamento proattivo a sostegno dell'economia, ci sembra assai poco probabile che possa riorientare in modo così brusco la propria rotta dopo averla da mesi impostata, tuttalpiù potrebbe ulteriormente condizionare/dilazionare i tempi del rialzo tassi. La Bce prima di impostare nuove manovre di sostegno - che comunque incontrerebbero il netto dissenso di alcuni paesi dell'Unione, in primis la Germana - dovrà monitorare il fatto che i mercati siano sottoposti ad ulteriori stress e vorrà vedere come andrà la seconda asta di T-Ltro che, essendo successiva all'esito degli stress test, potrebbe essere utilizzata in misura molto più consistente dal sistema bancario e quindi far affluire credito all'economia reale».

Dubbi sul «qe» europeo anche per Luca Gianelle di Russell Investments: «Continuiamo a non aspettarci in Europa operazioni di «qe» in vasta scala nell'immediato futuro, anche se non le escludiamo soprattutto di fronte eventualmente ad un rallentamento pronunciato dell'economia dei paesi che avevavo trainato la crescita in Europa: dovranno essere tuttavia prima valutati gli impatti nell'economia reale delle da poco iniziate operazioni di Ltro e di acquisto di asset back securities. L'intervento di Bullard della scorsa settimana non ha fatto altro che ribadire che le autorità contiueranno ad essere di supporto fino a che la crescita non avrà trovato un sentiero chiaro. Riteniamo quindi di essere in un contesto dove il mercato stia fornendo un'opportunità ribasso per aumentare la propria esposizione alla asset class più rischiose, che dovranno essere alleggerite nelle fase di rialzo, generato dalle dichiazazioni o dalle manovre accomodanti delle autorità monetarie e governative».

«La necessità di un «qe4» da parte della Fed sarebbe un segnale di debolezza dei mercati e rappresenterebbe un netto cambio di strategia della banca centrale, per cui riteniamo non sia da considerare una opzione al momento - argomenta Claudio Barberis, responsabile asset allocation di moneyfarm.com -. Nel caso della Bce, un “vero” «qe» è ora più probabile e sarebbe comunque coerente con una strategia ancora pienamente espansiva, in una fase ancora debole del ciclo economico europeo. Riteniamo pertanto più probabile una azione della Bce, anche considerato che nel caso dell'Eurozona probabilmente le Borse hanno ancora bisogno di un esplicito supporto da parte della banca centrale».

twitter.com/vitolops


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