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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2014 alle ore 14:38.
L'ultima modifica è del 02 novembre 2014 alle ore 17:05.
Negli Stati Uniti la portata di questo ennesimo scandalo del settore finanziario ha invece spinto le procure interessate a considerare una strada finora mai percorsa: quella di accusare gli istituti e non solo gli individui coinvolti. Da quando è scoppiata la crisi finanziaria, l'Amministrazione Obama non ha infatti mai messo sotto processo una singola banca o un singolo top manager finanziario. Ma questa volta sembra sarà diverso. «Le banche stesse sono ora nel mirino dei magistrati. E anche qualora finisse in patteggiamenti, penso che stavolta ci saranno ammissioni di colpa», dice un ex procuratore passato al settore finanziario.
Chi sicuramente intende far pagare un conto salato alle banche è la clientela a cui è stato fatto pagare il costo delle manipolazioni valutarie. A partire dai dodici fondi-pensione e di investimento che hanno depositato una class action presso il tribunale federale di New York contro il gotha della finanza mondiale, e cioè Bank of America, Barclays, Bnp Paribas, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Hsbc, Jp Morgan Chase, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland e Ubs.
Alla fine dei conti Autonomous, società di ricerca fondata dall'ex capo dell'ufficio studi di Merrill Lynch Stuart Graham, ha stimato che le banche mondiali si troveranno a dover pagare 35 miliardi di dollari.
Gli analisti di Citigroup sono addirittura stati ancor più pessimisti, prevedendo un conto finale di 41 miliardi. Glissando diplomaticamente sul loro stesso gruppo bancario, che come abbiamo detto è quello con la maggiore quota del mercato valutario, gli esperti di Citi hanno previsto per Deutsche Bank un costo totale di 6,5 miliardi. Mentre per Barclays si parlerebbe di 4,8 miliardi e per Ubs di 4,3.
Qualunque saranno le cifre, non c'è dubbio che il conto di quest'ultimo scandalo finanziario sarà salato. Eppure pochi pensano che basterà a cambiare la cultura dominante nel settore. I mercati finanziari sono per loro natura aggressivi, mossi dalla fame di profitto immediato e con pochi freni”, osserva John Bates, responsabile strategico di Software AG, società di piattaforme elettroniche finanziarie che offre anche un programma di segnalazione di sospette manipolazioni valutarie.
Forse aiuterebbe però se alle banche non fosse concesso di dedurre le multe dal loro imponibile. Si è calcolato per esempio che su un totale di 13 miliardi di dollari di multe finora pagate, Jp Morgan Chase ne abbia potuti dedurre dalle tasse almeno sette.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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