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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2015 alle ore 08:33.
L'ultima modifica è del 09 gennaio 2015 alle ore 16:19.
Piuttosto si tratta di accettare il principio senza procedere in modo draconiano, bensì stabilendo una scaletta di tempi che tenga conto dell'attuale contesto economico difficile». Per capire il potenziale impatto di questo possibile cambiamento, le banche stanno nel frattempo facendo simulazioni a ritroso che permettano di calcolare l'incidenza delle nuove soglie. A Il Sole 24 Ore risulta che dai calcoli finora fatti sia emerso che se nel 2014 fossero stati applicati i nuovi requisiti, anche se applicato solo quello del 2%, diverse centinaia di migliaia di clienti sarebbero stati qualificati come in default.
Ma il dato ancora più interessante è che oltre la metà di questi hanno poi risolto totalmente la propria situazione di sconfinamento. In un periodo congiunturale difficile quale quello attuale, secondo la nostra fonte bancaria il nuovo criterio potrebbe penalizzare proprio la categoria di imprese che occorrerebbe invece sostenere, cioè quelle sostanzialmente solide ma oggi in bilico tra la sopravvivenza e default. Basti pensare infatti che dalle rilevazioni fatte nel terzo trimestre del 2014 da Crif, società di fornitura di informazioni creditizie, risulta che in Italia solo il 37,5% delle imprese paga alla scadenza e i ritardi nei pagamenti commerciali sono aumentati del 200% rispetto al 2010.
A questo il professor Resti risponde dicendo che «è sbagliato valutare una regola solo sulla base di comportamenti passati perché le regole cambiano i comportamenti». E poiché il consenso in Europa è che i comportamenti vadano uniformati in senso migliorativo, come nel caso della riduzione dei termini da 180 a 90 giorni si tratta di definire le opportune tappe di avvicinamento all'obiettivo.
Nell'immediato, però, i nuovi coefficienti della Bce e le misure prese in considerazione dall'Eba potrebbero minare gli effetti positivi dell'attesa l'iniezione di liquidità data dal quantitative easing che ci si attende ora da Mario Draghi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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