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Le otto cose fondamentali da sapere sul «bazooka» della Bce

Non hanno votato. Non è stato necessario. La decisione più difficile presa dalla Banca centrale, il lancio di un Quantitative easing da oltre 1.100 miliardi, non ha spaccato il consiglio direttivo come si temeva. Tutti i banchieri centrali hanno convenuto che gli acquisti di titoli sono uno strumento legittimo di politica monetaria e una «larga maggioranza», talmente larga da non richiedere un voto, ha deciso che questo era il comunque momento più giusto, malgrado la presenza di diverse opinioni. È stato infine raggiunto un consenso - nel senso che nessuno ha posto obiezioni - sul trasferimento dei rischi alle singole banche nazionali.

3. Qe, sorprese e conferme / Il trasferimento dei rischi

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Come era ampiamente previsto, i rischi non saranno condivisi. La Bce, ha spiegato Mario Draghi, ha raggiunto un compromesso per tener conto delle preoccupazioni di alcuni paesi su possibili «effetti non voluti sul piano fiscale» e «rischi potenziali», che il presidente non ha voluto neanche evocare. Il consiglio, ha spiegato, ritenendo che questa distribuzione non diminuisse l’efficacia degli acquisti, ha deciso di venir incontro a queste preoccupazione, ma nello stesso tempo la Bce non ha voluto venir meno al principio che, di default (ma non sempre), i rischi sono condivisi tra tutti. Saranno in comune, quindi, quelli emergenti dalle emissioni delle istituzioni europee, pari al 12% del totale, e quelli emergenti dall’8% degli acquisti di emissioni delle singole nazioni. I rischi nascenti dal 20% degli acquisti di asset pubblici o sovranazionali resteranno quindi in capo alla Bce.

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