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Gli hamburger di Shake Shack fanno il botto nel giorno dell’Ipo:…

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WALL STREET

Gli hamburger di Shake Shack fanno il botto nel giorno dell’Ipo: +130%

New York - Orfani di un Ipo da urlo? Dimenticatevi il Web, il conto dei click o degli smartphone, le promesse di rivoluzioni digitali del mondo. Oggi impallidiscono - almeno in Borsa - al cospetto di un succoso hamburger accompagnato da patatine fritte di qualità.
Shake Shack, piccola catena di fast food di fascia alta reduce da un'espansione internazionale, ha servito le sue azioni a Wall Street in un clima ostico per tutti, di economie sotto assedio e guerra delle valute. Ma questo ha soltanto stimolato le bramosie degli investitori per il neo-protagonista del “comfort food”: non solo il suo prezzo di sbarco è stato fissato al di sopra delle attese, a 21 dollari anziché 19 (già alzati dai 14-16 dollari iniziali). Fin dalle prime ore di contrattazione oggi la matricola ha letteralmente sbancato il parterre del New York Stock Exchange: sospinto dagli ordini d'acquisto è balzato in rialzo del 120% e poi del 130 per cento. Oltre quota 48 dollari, per una capitalizzazione di mercato di più di mezzo miliardo.

L'exploit di Shake Shack non è del tutto sorprendente. Altre catene di ristoranti casual hanno di recente fatto faville a Wall Street: lo sbarco di Habit Restaurant lo scorso novembre ha visto un'impennata del titolo del 120% nella prima seduta. Queste società hanno tratto vantaggio da un doppio fenomeno: da un lato la caduta dei prezzi della benzina, che fa pensare ad una crescente possibilità dei consumatori di mangiare fuori casa. Dall'altra la crisi di leader del settore della ristorazione veloce quali McDonald's, sopratutto tra i più giovani. Nei giorni scorsi McDonald's ha deciso un brusco cambio al vertice proprio per cercare di rispondere ad uno storico declino.

Ma la vicenda di Shake Shack rimane memorabile. I suoi natali risalgono a una decina di anni or sono: una bancarella per gli hot dog in un parco di Manhattan, il Madison Square Park. Da allora una crescita forse lenta ma inarrestabile: oggi gestisce 63 ristoranti, alcuni all'estero (ad esempio a Londra). E i piani, visto il successo ormai dimostrato, sono ambiziosi: almeno 450 locali solo negli Stati Uniti, al ritmo di dieci nuovi ogni anno. Buon appetito.

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