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fare i soldi con la crisi

Spagna: Soros, Gates, Buffett puntano due miliardi sulla ripresa di Madrid

«È un momento fantastico per la Spagna, arrivano soldi da tutte le parti». Emilio Botin celebrava così, nell’autunno del 2013, il ritorno di Madrid nel radar dei grandi investitori. E del resto il Santander, la banca che dopo la sua morte è passata nella mani della figlia Ana, è da tempo il termometro privilegiato delle relazioni fra la Spagna e i mercati dei capitali. Uno status che l’istituto continua a mantenere anche dopo il recente lancio di un aumento da 7,5 miliardi di euro che all'inizio sembrava aver spiazzato un po’ il mercato: a pochi giorni dall’annuncio dell’operazione, infatti, è arrivata l’adesione di un investitore blasonato come George Soros. Il finanziere di origini ungheresi, per entrare nella banca più capitalizzata dell’eurozona, metterà sul piatto quasi 500 milioni di euro, una cifra di tutto rispetto anche se, a fronte di una capitalizzazione che supera i 76 miliardi, la partecipazione non gli permetterà alcuna influenza sulla gestione dell’istituto. Soros conferma così la propria passione per gli asset spagnoli e, in particolare, per due dei settori più colpiti dalla crisi, la finanza e l’immobiliare.

Il finanziere del resto è una vecchia conoscenza del parterre madrileno: nel marzo scorso ha partecipato alla ri-privatizzazione di Bankia, decisa dopo l’oneroso salvataggio pubblico dell’istituto (oltre 22 miliardi di cui 18 di provenienza europea). Inoltre, se non si conosce l’importo del collocamento riservato condotto da Madrid presso gli istituzionali, si sa che il magnate di origini ungheresi ha anche messo sul piatto, prima dell’estate, altri 10 milioni di euro per rilevare circa l’1% dell’istituto iberico Liberbank. Più consistente, poi, l’investimento che i fondi di Soros hanno fatto nel mattone, con 92 milioni di euro puntati sul real estate di Hispania, società che dopo la quotazione sta diventando un polo aggregante del settore. A questa vanno affiancate, inoltre, altre operazioni cui il finanziere ha partecipato di recente, come l’Opv di Endesa (per una quota pari all’1,5% del capitale dell’utility controllata da Enel e un investimento di circa 200 milioni di euro realizzato lo scorso novembre) e l’aumento di capitale di Fcc, gruppo delle infrastrutture di cui è appena diventato principale azionista, Carlos Slim, il secondo uomo più ricco del mondo, con un esborso di circa 650 milioni di euro.

Slim e Soros, insomma, insieme hanno puntato negli ultimi mesi quasi un miliardo e mezzo di euro sulla Spagna. Ma non sono i soli arrivati a Madrid nell’arco dello scorso anno per diversificare i propri investimenti. Anzi, la lista di operazioni sul mercato iberico sembra intrecciarsi spesso con quella delle fortune più cospicue del pianeta, pubblicata regolarmente dalla rivista Forbes: fra gli ultimi arrivati infatti vi sono Bill Gates (entrato nel 2013 sempre in Fcc con un assegno da 113 milioni per poi assicurasi, a febbraio del 2014, anche una quota della società di sicurezza Prosegur con un investimento di un centinaio di milioni) e Warren Buffet. L’«Oracolo di Omaha» ha costituto lo scorso novembre una società esplicitamente dedicata al real estate spagnolo. Buffet aveva già rilevato, nel 2012 un portafoglio assicurativo della catalana Caixabank per 600 milioni; ora punta fare incetta di immobili, visto che i prezzi del mattone, dopo anni di crisi, hanno raggiunto sconti vicini al 40% rispetto ai valori del 2007. Una strada scelta anche dal cinese Wang Jianlin, 38esimo uomo più ricco del mondo che ha da poco rilevato per 265 milioni il famoso Edificio España, grattacielo in pieno centro della capitale spagnola ed è entrato nel capitale dell’Atletico Madrid.

Insomma gli ultimi 12 mesi sono stati quelli in cui i grandi patrimoni, dall'America alla Cina hanno scommesso sulla Spagna, con oltre 1,7 miliardi di euro di investimenti. Eppure non tutti gli investitori hanno seguito le orme degli “oracoli” miliardari: secondo la bilancia dei pagamenti appena pubblicata dal Banco de España il Paese, nonostante le iniezioni di liquidità dei “paperoni” del pianeta, avrebbe perso 7,6 miliardi di investimenti diretti nei primi undici mesi del 2014. Probabilmente si tratta solo un aggiustamento dopo la pioggia di capitali del 2013. Ma è pur sempre un segnale da considerare con attenzione; in attesa di capire se la passione degli uomini più ricchi del mondo per la Spagna potrà invertire quest'anno la tendenza degli investimenti diretti a Madrid.