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I fondi pensione cavalcano le Borse: +6,7% nel 2014, Tfr al…

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I fondi pensione cavalcano le Borse: +6,7% nel 2014, Tfr al palo

Ancora una volta i fondi pensione cavalcano i mercati finanziari e nel 2014 ottengono rendimenti nettamente superiori alla rivalutazione del Tfr: è la sesta volta su nove (uniche eccezioni 2007, 2008 e 2011, gli anni simbolo della crisi), il che conferma – se ce ne fosse bisogno – la convenienza dell'opzione previdenziali nei confronti della scelta di usare il trattamento di fine rapporto per il proprio risparmio di lungo termine. Ma prima di analizzare i dati salienti relativi all'anno appena concluso, è necessario ricordarci l'obiettivo principale dei fondi pensione.

Per costruirsi una pensione soddisfacente per quando si smetterà di lavorare, è necessario iniziare a risparmiare in uno strumento idoneo: i fondi pensione, in particolare, anche se solo un quarto circa dei lavoratori dipendenti privati vi ha aderito; molti italiani da decenni preferiscono il fai-da-te, soprattutto immobiliare, con risultati alterni. E' utile soprattutto iniziare presto a risparmiare in uno strumento adeguato, ma non è trascurabile l'apporto offerto dalla capacità dei gestori di ottenere rendimenti interessanti, in grado di rivalutare adeguatamente i contributi versati dai lavoratori sfruttando al meglio i momenti positivi e riducendo il più possibile le fasi negative dei mercati.

Per questo è fondamentale monitorare periodicamente i rendimenti dei fondi pensione. Nel corso del 2014 la media degli strumenti di categoria ha chiuso con una performance media del 6,75%, mentre gli aperti hanno fatto registrare un +7,1%. E' da precisare che questi risultati sono approssimati per eccesso: l'Agenzia delle Entrate non hanno ancora definito i criteri di applicazione dell'aumento delle aliquote sui rendimenti annui (dall'11,5 al 20%) che la legge di Stabilità ha introdotto, in modo retroattivo, a partire da inizio 2014, complicando non poco l'operatività dei fondi pensione.

I risultati delle gestioni
E' appena il caso di ricordare che i rendimenti citati rappresentano il risultato medio di centinaia di comparti di investimento, le cui performance oscillano tra il +12,99% del comparto espansione di FondoSanità e il +0,81% del garantito di Alifond. Da segnalare che a differenza degli anni precedenti, le migliori performance non sono state realizzate dai comparti più aggressive o più prudenti: ai vertici della classifica troviamo la linea bilanciata di Fondo Aereo (+12,52% o la prudente-etica di Laborfonds. Ampia la dispersione anche tra i comparti garantiti: mentre in coda troviamo quello di Concreto (+1,08%) o di Previlog (1,07%, dati elaborati da Consultique). Diverse le ragioni che hanno determinato questi risultati: a trascinare al rialzo i rendimenti soprattutto l'ottima performance dei titoli di Stato, soprattutto italiani, che occupano uno spazio rilevante nel portafoglio dei negoziali (circa il 25%); ma a beneficiare di questo trend non sono state tutte le linee garantite; anche perché le garanzie offerte dai fondi sono diverse tra loro e proteggono il capitale (oltre talvolta a riconoscere un rendimento minimo) al conseguirsi di diversi eventi: dal pensionamento alla premorienza all'invalidità all'inoccupazione per 48 mesi. Nella grande maggioranza dei casi, in definitiva, la previdenza complementare ha conseguito risultati nettamente superiori a quello del trattamento di fine rapporto: +1% essendo il prodotto del 75% dell’inflazione più l’1,5%.

Bisogna poi ricordare che la “competizione” non è tanto tra fondi chiusi: l'alternativa sono gli strumenti individuali, come i piani individuali pensionistici o i fondi aperti: tra questi spicca il +23,88% del bilanciato obbligazionario di Ina (gruppo Generali) e il +16,4% di Allianz insieme (azionario) in vetta alla classifica, mentre in coda troviamo con il segno meno il monetario di Eurizon (-0,02%) e il conservativo di Axa (-0,21%). Interessante confrontare i risultati di fondi della stessa categoria: gli azionari oscillano tra l'invariato (0%) di Hdi Assicurazioni e il +13,37% di Credem previdenza.

Le nuove soluzioni di investimento
Per dare una maggiore spinta ai risultati di gestione si punta ora a trasformare in strategia la recente riforma dei limiti e criteri di investimento dei fondi pensione: il recente decreto 166 prende il posto del precedente decreto 703 e allarga ai paesi emergenti l’”universo investibile” dei fondi pensione (meno spazio presumibilmente avranno fondi di private equity e fondi hedge). L’aumento dei “rischio” nei portafogli dei fondi pensione è condiviso da altre strutture previdenziali internazionali: il 77% di loro - secondo uno studio di State Street - vuole massimizzare le performance dei contributi, a fronte di una crisi che riduce i versamenti dei singoli lavoratori e allunga (almeno sulla carta) l’attività lavorativa .

L'orizzonte temporale e la convenienza
Come detto, sono risultati da limare al ribasso, visto che la tassazione retroattiva sui rendimenti sale dell'8,5%; ciò non cambia però la lezione da trarre da questi risultati, soprattutto se allunghiamo la nostra osservazione al medio e lungo termine. Come evidente dalle performance 2014 la rivalutazione dei contributi è rilevante anche a tre e cinque anni. Se allunghiamo l'osservazione a partire dal 2000 scopriamo che i tre fondi già operativi all'epoca hanno tutti reso più del Tfr: salito del 48% a fronte di Cometa (+65%), Fonchim (+64) e Fondenergia (+70%). La convenienza degli strumento di previdenza complementare è confermata dall'analisi dei rendimenti money weighted, invece che nell'orizzonte temporale: considerato l'effetto prodotto dall'acquisto delle quote dei fondi (che fotografano il livello ottenuto dagli investimenti) da parte dei contributi periodicamente versati, si scopre che la differenza di rivalutazione tra fondi pensione e liquidazione è ancora maggiore (il cosiddetto confronto tra “gemelli”: chi ha aderito alla previdenza e chi no). Senza considerare la convenienza fiscale di versare contributi volontari (e datoriali) deducibili fiscalmente e di ottenere una rendita pensionistica di secondo pilastro fiscalmente più leggera del Tfr in busta paga.

I rischi dei versamenti “in busta paga”
Pende tuttavia una proverbiale spada di Damocle sulle “pensioni di scorta” dei lavoratori: la possibilità di deviare i contributi ex-Tfr dai fondi pensione alla busta paga mina la possibilità di costituire un montante adeguato a costituire una pensione coerente con le esigenze individuali. A dare questa possibilità (per un periodo limitato) è la legge di Stabilità varata a fine 2014 per dare ossigeno alle famiglie in difficoltà. Il rischio però è che per avere il proverbiale uovo oggi si sacrifichi la gallina domani, smontando le posizioni individuali. Vale la pena ricordare anche a chi vorrà beneficiare di questa possibilità è che è possibile dedurre fiscalmente fino a 5164,57 euro l'anno i versamenti nella propria posizione previdenziale di secondo pilastro.

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