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Borse europee al terzo calo di fila. È già finito l’effetto…

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le opinioni dei gestori

Borse europee al terzo calo di fila. È già finito l’effetto «Qe» o ci sono ancora margini di crescita per le azioni?

Piazza Affari ha guadagnato da inizio anno l’8%, incluso il calo che sta registrando oggi complici le tensioni in Grecia (difficoltà nel trovare un accordo con la Ue nel rinegoziare il debito) e in Ucraina (dove gli scontri proseguono). Secondo molti operatori gli investitori starebbero approfittando di questi eventi per prendere profitto del corposo rialzo messo a segno a gennaio, in scia al quantitative easing (allentamento monetario) annunciato dalla Banca centrale europea, che partirà a marzo e che vedrà la Bce stampare moneta per 1.140 miliardi almeno fino a settembre 2016.

Negli Stati Uniti sono stati effettuati tre «qe», il primo nel 2009, il secondo nel 2012 e il terzo nel 2013 con rubinetti chiusi a ottobre 2014. Il risultato è stato pressoché scientifico: rendimenti dei T-Bond in basso e Borse in rialzo con il Dow Jones e l’S&P500 che hanno toccato nuovi massimi storici.

Anche l’Eurozona al momento non si è dimostrata anelastica al «qe»: dopo l’annuncio le Borse hanno preso la strada del rialzo e i rendimenti dei titoli di Stato hanno toccato nuovi minimi. In effetti il «qe» ha l’obiettivo di schiacciare i rendimenti dei titoli di Stato e di altri titoli acquistati da una banca centrale spingendo così gli investitori a cercare rendimenti su asset class più rischiose. È, molto semplicemente, questo il motivo per cui esiste una correlazione positiva tra «qe» e andamento delle Borse.

A questo punto però è giusto chiedersi - ed è una domanda che si fanno molti risparmiatori - se gli effetti del «qe» annunciato dalla Bce e sulla rampa di lancio, sono già stati scontati dal rialzo messo a segno dalle Borse europee a gennaio o se ci sono ulteriori margini per aspettarsi degli apprezzamenti. Dubbio che viene anche perché quello di oggi è il terzo ribasso consecutivo per il settore azionario europeo.

«In giornate come queste –la terza in calo da giovedì scorso- il dubbio potrebbe venire ma razionalmente e alla luce dei movimenti piuttosto contenuti, sono portata a credere che qualcuno stia prendendo profitto sulla scorta delle buone performance messe a segno dai mercati europei da inizio anno e cui ormai non eravamo forse più abituati in termini relativi rispetto a quelle americane - spiega Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas -. Le prese di profitto, scatenate da qualche incertezza politica sulle vicende greche e ucraine sono tuttavia a mio giudizio premature, e nei prossimi mesi le azioni europee potrebbero continuare a beneficiare e della politica espansiva della Bce e di altri e numerosi fattori, quali le valutazioni ed il miglioramento congiunturale (favorito dall'indebolimento dell'euro, dal calo del prezzo del petrolio, dalla ripresa economica americana e dalla minor austerity domestica). Gli utili aziendali europei cresceranno nel 2015 di circa il 7%: con un Pe (rapporto prezzo utili, ndr) di circa 14.4 volte, un P/B (rapporto price/book value) di 1.5 e un dividend yield (rendimento del dividendo, ndr) del 3.4% le azioni europee rappresentano nel mondo sviluppato l'universo azionario più interessante insieme a quello giapponese».

«In base ad alcune analisi statistiche che abbiamo condotto sui precedenti quantitative easing effettuati in Stati Uniti, Giappone e Regno Unito - spiega Andrea Menescardi,
responsabile ufficio studi di Sofia sgr - la dinamica che sta interessando le borse europee rispecchia quelle osservate in passato negli altri mercati. Per quanto abbiamo potuto vedere, infatti, nel breve termine i mercati tendono ad effettuare una correzione nel post-annuncio, in cui si esaurisce l'euforia iniziale degli investitori. Nel caso europeo, poi, questa dinamica si inserisce nel contesto degli avvenimenti che stanno interessando Grecia e Ucraina. Nel lungo periodo, riassorbiti gli eccessi di mercato, il trend diventa generalmente positivo: per questo motivo pensiamo che attualmente l'effetto «qe» sia stato scontato, ma solo parzialmente. Ci aspettiamo quindi che nel corso dell'anno, e potenzialmente fino al 2017, la parte non scontata del «qe» produca effetti positivi sui mercati. Anche l'analisi dell'Equity Risk Premium ci fa pensare che i margini di salita dell'azionario europeo non siano esauriti: il target teorico per il FtseMib secondo alcune regressioni che abbiamo effettuato potrebbe essere intorno ai 26.000 punti. Statistica a parte, ci rendiamo però conto di essere in una fase critica sia sotto il profilo ciclico sia congiunturale, in cui la politica giocherà un ruolo cruciale nelle dinamiche di mercato. Pensiamo sia quindi fondamentale un intervento a favore di politiche pro-crescita: qualcosa si sta muovendo in questo senso, rimaniamo in attesa di vedere come andrà a finire. L'altro fattore di assoluta importanza sarà quello della pulizia dei bilanci bancari dai Non-Performing Loan, che stanno vincolando il settore bancario e in particolar modo quello italiano. Sciolti questi dubbi, pensiamo che le condizioni macroeconomiche possano essere favorevoli, spinte dall'assist del dollaro forte e dal crollo del prezzo del petrolio».

Secondo Marco Palacino, managing director per l'Italia di Bny Mellon Im, «in assenza di shock esterni ci aspettiamo che le valutazioni continuino a crescere, seppur gradualmente, accompagnando una crescita dell'economia globale moderata nel corso dell'anno. Ci saranno ovviamente delle differenze importanti tra le macro-regioni e anche tra i singoli Paesi, e gli investitori dovranno comunque attendersi delle esplosioni di volatilità in occasione degli eventi geopolitici più rilevanti (come le prossime elezioni in Gran Bretagna, mai così incerte). Tra i rischi principali che potrebbero determinare rovesci significativi per i mercati azionari, vi sono quelli legati alla Grecia, di cui non si può escludere l'ipotesi di un'uscita dall'euro, alla crisi in Ucraina e al rallentamento generale della crescita economica in Cina».

Per Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti asset anagement Sim «le Borse hanno scontato il “qe” solo in parte. Le incertezze provenienti in particolare dal comportamento del nuovo governo greco rispetto agli impegni assunti nei confronti delle autorità europee e, dall'altro lato, dalle tensioni di difficile valutazione tra governo russo e governi di paesi ex blocco sovietico con inevitabile impatto globale, hanno frenato il completamento di strategie di investimento che attendono schirimenti su questi fronti prima di trovare piena applicazione». Ci sono ulteriori margini di rialzi nel 2015 dopo il buon mese di gennaio? «Sì in generale, in particolare su borse Euro tra le quali potranno recuperare significativamente quelle di paesi in buona parte ignorati lo scorso anno, in primis Spagna ed Italia».

Per Vincenzo Longo, strategist di Ig «gli investitori hanno scontato solo in parte l'effetto «qe». In questo momento i timori in Grecia e le tensioni in Russia stanno solo frenando l'effetto positivo del «qe» sui mercati. Crediamo che una risoluzione tempestiva di questi due fattori di tensione possa alimentare nuovi rialzi. Se la situazione greca dovesse risolversi entro febbraio, quando il «qe» diventerà operativo (marzo), la prima liquidità verrà dirottata dalle banche sui mercati finanziari alimentando nuovi rialzi di Borsa.
Probabilmente senza il «qe», questa mattina le reazioni di borsa sarebbero peggiori. I cali creano delle opportunità per gli investitori, che approfitteranno di quotazioni più basse per riposizionarsi sul comparto equity. Confermiamo il target a 22.500 per il Ftse Mib entro il primo semestre».

Secondo Claudio Barberis, responsabile asseta allocation di moneyfarm.com «il mercato azionario europeo tratta a valutazioni simili a quelle americane se si guardano gli utili correnti, ma gli utili da questa parte dell'Atlantico sono ancora sui minimi post crisi. Questo significa che una ripresa degli utili, trainata da consumi e export, può creare spazio per ulteriori forti salite del prezzo delle azioni in Eurozona. I rischi maggiori restano le tensioni sulla Grecia e la vicenda Ucraina».

Positivo ma anche con i piedi per terra il giudizio di Guy Lerminiaux, cio Equity di Petercam: «I mercati hanno già iniziato ad aspettarsi il «qe» nel quarto trimestre del 2014 e gennaio è stato un mese eccezionale per l'azionario europeo - soprattutto dell'Eurozona. Quindi sì, in un certo senso il «qe» è stato scontato. Lo vediamo anche sull'andamento del dollaro, che non continua ad apprezzarsi. Servono però ulteriori miglioramenti in materia di utili societari, poiché la Banca centrale europea ha già fatto tanto. C'è ancora potenziale, ma dipenderà dalle società stesse. Un'ulteriore riduzione dello spread tra Spagna e Italia può essere un altro fattore positivo».

Per Olivier de Berranger, gestore del fondo Echiquier Arty «le aspettative sugli utili delle azioni europee per il 2015 dovrebbero essere piuttosto positive. Questo non dipende soltanto dal «qe», ma anche da altri fattori, come il calo del prezzo del petrolio e il deprezzamento dell'Euro vs dollaro e delle altra valute.Nel 2014 il nostro atteggiamento nei confronti della crescita degli utili era piuttosto cauto avevamo previsto una crescita a una cifra, cosa che si è poi concretizzata. Nel 2015 invece con la flessione dell'euro, il calo del prezzo del petrolio e il«qe», possiamo ipotizzare una crescita a due cifre per il mercato azionario europeo.Il risk premium per il mercato europeo diminuirà un po', sia per la buona performance nel mercato azionario sia per la stabilizzazione dei tassi a lungo termine nell'eurozona. Il premio di rischio sul mercato europeo è molto alto, principalmente perché i tassi d'interesse sui governativi sono troppo bassi. È vero che le azioni, soprattutto se paragonate a quelle Usa, sono convenienti, ma questo risk premium viene soprattutto dal valore anomalo dei tassi a lungo termine.
Complessivamente sono tre le opportunità sul mercato europeo: società che approfitteranno della flessione del prezzo del petrolio e indirettamente di un aumento del potere d'acquisto per i consumatori (ad esempio Reckitt Beckinser o Unilever) oppure case automobilistiche (come francesi o anche premium tedesche); società che beneficiano della flessione dell'euro come Euromatica, Safran, ma anche alle cartiere nel Nord Europa, come Upm, che approfitteranno del deprezzamento dell'euro, ma anche del calo delle materie prime il rendimento: i tassi d'interesse sono talmente ridotti sulle obbligazioni corporate che molte azioni offrono dividendi molto più interessanti rispetto alle obbligazioni. Il tema generale per il 2015 è riassumere rischio in modo da avere maggior rendimento».

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