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Perché l’Italia ha ripreso (e si prepara a sorpassare) la…

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BTP E BONOS

Perché l’Italia ha ripreso (e si prepara a sorpassare) la Spagna nella corsa dello spread

Questa mattina lo spread tra BTp italiani e Bonos spagnoli a 10 anni è arrivato ad appena 1 centesimo per poi risalire leggermente. L’aggancio tra i due valori, e magari anche il sorpasso di Roma ai danni di Madrid, sembrano dunque imminenti.

Come mai? Secondo gli addetti ai lavori ci sono varie concause che spiegano il recupero finanziario dei rendimenti dei BTp su quelli spagnoli. Dalla possibilità di una vittoria di Podemos in Spagna (che non piacerebbe agli investitori) alle tecnicalità con cui la Bce potrebbe acquistare i titoli di Stato nel piano di quantitative easing (allentamento monetario) annunciato a gennaio e che partirà a marzo (prevede l’acquisto di titoli almeno fino a settembre 2016 per un controvalore di 1.140 miliardi di euro).

«Il 2015 ha portato importanti novità per la “corsa a due” Italia-Spagna con riferimento allo spread e alla rischiosità sistemica di due dei più grandi Paesi dell'area euro: il «qe» della Bce, i segnali più convincenti di ripresa economica in Italia e le incertezze politiche post-Tzipras, soprattutto in riferimento a Podemos in Spagna - spiega Paolo Guida, vice presidente di Aiaf- Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari -. In particolare le elezioni in Grecia, la vittoria di Tzipras e le elezioni spagnole dell'autunno 2015, a fronte di una crescente popolarità del movimento anti-europeo Podemos, rappresentano un fattore di rischio che l'Italia attualmente non presenta, almeno nella misura visibile in altri Paesi».

Dello stesso parere Angelo Dipasquale del Fixed Income desk di Equita Sim: «Lo spread tra i titoli governativi spagnoli ed italiani è in una fase discendente da alcuni mesi, ed è prevedibile che esso possa anche invertirsi a breve. La motivazione è preminentemente di carattere politico. A seguito delle elezioni in Grecia e delle conseguenti richieste da parte del nuovo governo greco relativamente ad una rinegoziazione del debito, anche in Spagna ha preso maggior vigore la possibilità che tali richieste possano essere avanzate in caso di vittoria della forza politica Podemos alle prossime elezioni politiche, mentre il governo italiano sta mantenendo un profilo molto più allineato ai principali partner europei. Vi è quindi una maggiore incertezza circa eventuali possibili future richieste di rinegoziazione sul debito spagnolo, determinando quindi un alleggerimento da parte di molti investitori sui tali titoli. Richieste tuttavia sempre molto teoriche, dato che è probabile che la Grecia trovi a breve un accordo con i partners europei. Naturalmente la prospettiva dell'inizio degli acquisti da parte della Bce sui titoli governativi europei contribuisce a mantenere comunque gli spread in generale molto contenuti».

Anche oggi infatti i BTp a 3, 7 e 15 anni collocati in asta dal Tesoro hanno toccato nuovi minimi. Non c’è solo la politica, ma anche la fame dei rendimenti a detta degli esperti. «Riteniamo che la convergenza tra il rendimento di BTP e Bonos sia sostanzialmente guidata dalla “fame” di rendimenti che si è ulteriormente diffusa post aggiornamento del piano di «qe». Tutti gli asset ritenuti non eccessivamente rischiosi sono oggetto di interesse degli investitori internazionali ed in questo senso i BTp, seppur con rendimenti molto contenuti, risultano estremamente appetibili rispetto a un Bund - argomenta David Basola, responsabile per l'Italia di Mirabaud am -. Pertanto, la nostra opinione su questo ultimo restringimento nei differenziali è che sia maggiormente frutto di un movimento di liquidità, piuttosto che un rafforzamento nelle convinzioni sulla sostenibilità del debito pubblico italiano».

«La causa principale è la fiducia ormai quasi incondizionata che il mercato ripone nella Banca centrale europea e in quel «qe», inteso come acquisto diretto sul mercato di obbligazioni governative, che hanno ridato ottimismo ai mercati e risvegliato la fiducia degli investitori globali sulla efficacia degli stimoli monetari e sul cammino delle riforme strutturali nel nostro Paese», spiega Stefano Reali, gestore azionario di Pharus Sicav.

Da non escludere, poi, nell’aggancio-sorpasso dell’Italia sulla Spagna, anche fattori tecnici. «Oltre a fattori politici va considerata anche la modalità di acquisto titoli della Banca centrale che potrebbe essere fatta in base alla quota di partecipazione dei singoli Paesi al capitale della Bce, posseduto per il 12,30% dalla Banca d'Italia e dal 8,85% dal Banco de Espana, con un beneficio quantitativo per il debito italiano», spiega Francesca Cerminara, Responsabile bond e valute di Zenit sgr.

Da non dimenticare poi anche il confronto con i titoli statunitensi: «Innanzi tutto bisogna sottolineare che i BTp decennali italiani rendono meno rispetto ai T-Bill americani e questo non accadeva da tempo - sottolinea Massimo Siano, head of southern Europe per Etf Securities -. Tra Italia e Spagna personalmente non vedo differenze sostanziali su 10 anni quindi un buon trader potrebbe giocarsi lo spread tra i due future vendendo quello che costa di più (Spagna) e comprando quello che costa di meno (Italia). Questo è l'effetto Draghi. Il 22 gennaio 2015 è una data storica per la storia dell'integrazione europea. Da allora non si ritornerà più indietro e finalmente la Bce avrà un' economia monetaria simile a quella delle altre principali banche centrali, con il potere discrezionale di comprare buoni del tesoro».

«La Spagna aveva “sorpassato” l'Italia a fine 2013 e da allora era ritenuta più affidabile del nostro paese. Oggi la dinamica è differente e sembra riportare maggiore fiducia nel nostro Paese, sebbene è giusto ricordare che lo spread contro bund del Regno Unito è di circa 135 basis point e quello degli Usa di 166 (che hanno finanze ed economie nettamente migliori delle nostre e della Spagna...) - spiega Stefano Sardelli, direttore generale di Invest Banca -. Leggendo in modo più approfondito questi dati non è quindi possibile affidare al solo dato di spread una valenza oggettiva, ma semmai solo una percezione di minore o maggiore rischiosità di un emittente nel breve periodo».

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