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Euro sempre più giù. Investire (e guadagnare) con…

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LA BUSSOLA DEL RISPARMIATORE

Euro sempre più giù. Investire (e guadagnare) con l’effetto-cambio

Il quantitative easing della Banca centrale europea ha già sottratto molte frecce all’arco dei risparmiatori, abbattendo di fatto i rendimenti dei BTp di cui storicamente si riempiono i portafogli, ma sta fornendo loro nuove armi, anche più potenti se manovrate con destrezza.

Il crollo dell’euro ai minimi degli ultimi 12 anni ha infatti reso automaticamente più conveniente cercar fortuna al di fuori dell’Eurozona: l’esempio più banale lo fornisce Wall Street, il cui bilancio è tutto sommato in parità da inizio anno ma si trasforma in un +12% ben più soddisfacente e quasi in linea con le performance di Piazza Affari o Francoforte quando lo si guarda con l’occhio di un investitore italiano che non copre il rischio di cambio. Sui titoli di Stato l’impatto è ancora più evidente: investire in un generico BTp ha già generato nel 2015 un rendimento del 4,6%, che però impallidisce al confronto dell’acquisto di un Treasury.

I valori di un bond Usa non sono infatti sostanzialmente cambiati negli ultimi due mesi, ma se si tiene conto dell’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro (+12,6%) è come se si fosse portato a casa un guadagno quasi triplo. Merito dunque del cambio, favorevole in questo caso, ma che resta comunque una variabile da maneggiare con cura. Non è detto infatti che da qui in poi la fase di indebolimento dell’euro (che vale anche sulle altre valute, comprese le emergenti) sia destinata a proseguire: chi ha spostato qualche mese fa parte degli investimenti fuori dall’area ne ha già approfittato, chi si appresta a farlo adesso potrebbe non incontrare la stessa sorte. «Starei molto attento ad andare a investire fuori dalla zona euro proprio ora che il dollaro ha guadagnato 30 centesimi sulla moneta unica», avverte Michele de Michelis, responsabile investimenti di Frame Am, che dubita che il cambio possa andare sotto la parità a breve: «L’euro debole, il quantitative easing in corso e il petrolio ai minimi - aggiunge de Michelis - rendono più interessante l’Europa, tant’è che anche investitori come Warren Buffett puntano qua».

La sua è una visione per molti aspetti contraria, visto che le principali case d’investimento (a cominciare da Morgan Stanley, Barclays e Goldman Sachs) si attendono invece un euro in continua discesa per il differente atteggiamento della Bce (in piena espansione di bilancio) rispetto ad altre banche centrali (che si faranno invece più restrittive come la Federal Reserve o la Banca d’Inghilterra). «Credo che i recenti movimenti valutari siano destinati a proseguire anche nei prossimi mesi e che ci sia ancora quindi una forte convenienza a diversificare il portafoglio al di fuori dell’area euro», sostiene Claudio Barberis, responsabile asset allocation di MoneyFarm.

Il punto è quale fetta del portafoglio destinare alle attività in valuta estera e come sceglierli. «Incrementerei del 15-20% la quota che di solito viene impiegata al di fuori dell’Europa e cercherei di suddividere il rischio sulla base di temi differenti: Stati Uniti e Gran Bretagna sono per esempio interessanti per via delle politiche monetarie divergenti delle loro banche centrali rispetto alla Bce; alcuni paesi emergenti perché offrono tassi interessanti, le loro valute vengono da un periodo di debolezza e si possono comprare a prezzi interessanti», osserva Barberis. Non si tratta di soli titoli di Stato: «I bond aziendali Usa ad alto rendimento - prosegue Barberis - si comprano a buon prezzo perché sono stati indeboliti dal crollo del petrolio e altrettanto si può dire per le azioni dei mercati emergenti, che in media trattano su prezzi più bassi rispetto agli utili del 20-30% rispetto a Wall Street e all’Europa». Cruciale è destinare a ciascuna di queste storie o Paesi una parte limitata della ricchezza, proprio per evitare di subire perdite rilevanti nel caso si dovesse incappare nella classica mela marcia .

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