Go Internet non è più tecnicamente una start-up. La piccola matricola tlc dell’Aim ha raggiunto per la prima volta da quando è nata il pareggio di bilancio: utile netto in sostanziale pareggio contro i 100mila euro di perdita del 2013 (quando non era ancora quotata).
Go, che vende connessione internet WiMax e Lte con tecnologia del colosso Huawei in esclusiva per l’Italia, fa numeri ancora lillipuziani, ma ha tassi di crescita davvero interessanti: i manager Alessandro Frizzoni, Alessandro Ronchi e Flavio Ubaldi (il terzetto che aveva fondato il “caso” Aria Dsl, ora in mano all’ex Telecom Italia Riccardo Ruggiero) hanno fatto salire i ricavi del 47% a 3,9 milioni di euro. La redditività è addirittura balzata del 61% a 1,4 milioni, con una marginalità salita al 36% (sui livelli delle grandi telco come Vodafone o Wind).
La cassa generata ha permesso di abbattere l’indebitamento: 2 milioni di liquidità hanno permesso di dimezzare la posizione finanziaria netta (da 5,9 a 2,7 milioni di euro). A spingere i conti, il salto dimensionale della clientela: gli abbonati sono saliti a 23mila unità, erano 15mila nel 2013.
Qualcuno sul mercato se n’è accorto: la telco fondata dall’imprenditore umbro Giuseppe Colaiacovo, la famiglia proprietaria del gruppo Financo e delle cementerie Colacem, è stata quotata a Piazza Affari, con l’aiuto della banca d’affari Methorios Capital e della Popolare di Vicenza, a 2,75 euro lo scorso agosto. Dopo essere scesa a un minimo di 1,99 euro a ottobre, oggi veleggia verso i 4 euro. Fa +100% in quattro mesi: uno dei migliori titoli del listino delle micro-aziende di Borsa.
«Il 2014 è stato per noi un anno fondamentale - ha commentato Colaiacovo - che dimostra le capacità dell’impresa di generare business».
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