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tensioni alla nuova sede bce

Casa dell’euro inaugurata con scontri in piazza. Draghi: «Chi protesta vuole un’Europa più solidale»

In un passaggio del discorso per l’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea, il presidente Mario Draghi ha commentato le contestazioni registrate questa mattina a Francoforte, che hanno causato il fermo di 350 persone. «Ci sono - ha detto - alcuni, come oggi là fuori molti dei manifestanti, che credono che il problema è che l'Europa stia facendo troppo poco. Vogliono un’Europa più integrata, con più solidarietà finanziaria tra le nazioni».

Draghi: «Accusarci è ingiusto»
Draghi ha ricordato che «in quanto istituzione dell’Unione europea che ha svolto un ruolo centrale nel corso della crisi, la Bce è diventata un punto di riferimento per coloro che sono frustrati» dai problemi conseguenti alla recessione. Tuttavia, ha spiegato, «questa non è una accusa giusta, visto che la nostra azione è stata finalizzata proprio ad attenuare i danni subìti dall’economia». Comunque, ha concluso, «come banca centrale di tutta l’area dell’euro, dobbiamo ascoltare molto attentamente a quello che tutti i cittadini hanno da dire».

Nell’Eurozona i paesi devono camminare con le proprie gambe
L’Eurozona non è un’unione politica in cui alcuni paesi pagano sempre per gli altri», ha poi sottolineato - con un chiaro riferimento alla Grecia - il presidente della Bce. Draghi ha evidenziato che «i paesi devono essere in grado di camminare con le proprie gambe e ognuno è responsabile per le proprie politiche»: se «alcuni paesi hanno dovuto affrontare un difficile periodo di aggiustamento è stato prima di tutto una conseguenza delle loro decisioni passate». Il presidente della Bce ha comunque aggiunto come «rinazionalizzare le nostre economie non è la risposta» ai problemi dell'integrazione.

Il ruolo della «casa dell’euro»
Tornando sulla nuova sede, Draghi ha spiegato come «Questo edificio sarà conosciuto come “la casa dell’euro”. Fornisce solide fondamenta alla Bce per perseguire il suo mandato di mantenere la stabilità dell’euro per tutti i cittadini dell’area euro. In questo senso è il simbolo del meglio che potremo ottenere insieme. Ma è anche il simbolo del perché non potremo più rischiare di separarci».

Draghi ricorda che l’edificio si trova nel posto in cui era un tempo il mercato ortofrutticolo di Francoforte, un edificio degli anni Venti in gran parte incorporato nella nuova struttura e dove tra il 1941 e il 1945 oltre 10 mila ebrei di Francoforte sono partiti da qui per essere destinati ai campi di concentramento. Si tratta di qualcosa che «non dovrà mai essere dimenticato».

«Un’Europa integrata, pacifica e democratica - dice Draghi - è una lezione chiave che ci viene da questo nero capitolo di storia. Abbiamo fatto molta strada da allora ma niente di quello che abbiamo realizzato va considerato garantito. L’unità europea è affaticata. La gente ha attraversato momenti molto difficili. Una recente ricerca dell’Erobarometro sul modo in cui le famiglie in molti paesi stanno interagendo con la crisi ci mostra che tutti hanno avuto perdite di reddito e quasi tutti ritengono che la vita è peggiorata dall’inizio della crisi».

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