Finanza & Mercati

Enel aumenta la distribuzione di utili

  • Abbonati
  • Accedi
In primo piano

Enel aumenta la distribuzione di utili

  • –Laura Serafini

londra

La nuova strategia dell’Enel nell’era Starace punta sull’aumento della remunerazione degli azionisti, con un pay-out che sale dal 50% nel 2015 fino al 65% nel 2018, con un tasso di crescita del 5 per cento all’anno. La correzione al rialzo della politica dei dividendi è il piatto forte del primo piano strategico dell’ad Francesco Starace presentato ieri a Londra e che ha spinto le azioni in rialzo del 3,34% a 4,26 euro.

L’appeal sul rendimento sembra compensare, almeno in una fase iniziale, una previsione di crescita dei margini molto più conservativa rispetto al passato: l’Ebitda è destinato a restare sui 15 miliardi fino al 2016, per poi puntare a quota 17 miliardi a fine piano (con una crescita complessiva del 10 per cento). E così l’utile netto: oscilla sui 3 miliardi nel primo biennio, poi sale (3,4 miliardi nel 2016) per raggiungere 4 miliardi nel 2019 (con una crescita del 35 per cento). Confermata la scelta di operare importanti svalutazioni, nell’ottica della pulizia di bilancio, ma anche di un alleggerimento sui conti in termini di ammortamenti futuri, per consentire una più rapida crescita dell’utile. Le svalutazioni ammontano a 6,4 miliardi e sono concentrate, come anticipato dal Sole 24 Ore lo scorso 15 marzo, sulla generazione Italia per 2,1 miliardi (a livello di risultato operativo) in linea con la decisione di chiudere o riconvertire 23 centrali. E poi sugli asset di Slovenske Electrarne, con un write-off per 2,8 miliardi (tra cui 800 milioni di avviamento della società), sui diritti di sfruttamento di alcuni fiumi in Cile, oltre all’avviamento di Enel Russia e di Egp Hellas. L’effetto sul risultato netto è una contrazione dell’84 per cento, a 517 milioni.

Continua pagina 34

Continua da pagina 36

Resta invece in linea con le attese l’utile ordinario, pari a 2,99 miliardi, sul quale si paga il dividendo: verrà quindi distribuita una cedola di 0,14 euro per azione (0,13 euro lo scorso anno) con un pay-out del 44 per cento.

L’ad Francesco Starace aveva già annunciato nei mesi scorsi un piano più aderente al consensus e su attese meno rosee di una ripresa della domanda di energia. Adesso quell’affermazione prende corpo nei numeri. Al contempo, però, il piano attiva tutti gli strumenti per garantire una crescita più rapida: a partire dagli investimenti, che salgono da 29 a 34 miliardi. Di questi, ben 18 miliardi (6 miliardi in più rispetto al passato) saranno destinati, appunto, alla crescita. Il 60% delle risorse verrà concentrato su mercati emergenti. E i settori su cui puntare hanno la peculiarità di un profilo di rischio di mercato contenuto: reti, energie rinnovabili, generazione convenzionale non merchant (ovvero, garantita da contratti di vendita a lungo termine) e clienti privati.

Il piano contempla le dismissioni, anche se l’approccio è nuovo. L’indebitamento viene considerato una variabile meno vincolante rispetto al passato («è un tema che ci sta sempre a cuore e sul quale va mantenuto il controllo, anche se, essendo composto soprattutto da bond, non possiamo fare molto di più che aspettare che le obbligazioni vadano a scadenza naturale», ha chiosato Starace): il trend prevede un’evoluzione da 38 miliardi di fine 2014 a 39,2 miliardi nel 2015 per poi scendere 36,3 miliardi nel 2019. Quindi non serve più vendere per abbattere l’esposizione finanziaria. Le cessioni sono contemplate piuttosto in un’ottica di rotazione del 5% degli asset del gruppo, pari a 5 miliardi nel periodo di piano, per garantirne la migliore redditività. Due miliardi sono cessioni già in corso: il 49% di un paniere di asset che Enel Green Power sta cedendo negli Usa, le attività idroelettriche in Italia (per 400 milioni), oltre al 66% di Slovenske Elektrarne per la quale, ha detto Starace, è attesa un’offerta vincolante finale per il 9 maggio. Quest’ultima cessione dovrebbe determinare un effetto positivo per circa un miliardo, di cui circa 500 milioni di cassa e 600 milioni di deconsolidamento del debito. Quanto agli asset della Romania, Starace ha spiegato che sono stati «tolti dal processo di dismissione perché non era più necessario venderli per raggiungere il target del debito dopo l’Opv di Endesa e perché le reti di distribuzione sono un asset strategico su cui punta il nuovo piano». I restanti 3 miliardi dovrebbero interessare generazione rinnovabile e convenzionale in Europa, reti di trasmissione in Sudamerica e il progetto di costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle, ma solo nel momento in cui questo verrà riconosciuto dal governo come infrastruttura strategica le cui attività siano regolate e remunerate in tariffa al 50 per cento. Non sono previste cessioni su quote di Egp, Endesa e Ogk-5.

Tornando alla politica dei dividendi, uno dei 5 driver della crescita del piano, Starace ha detto «che è una strategia importante su cui concentrarci perché è determinante procedere in accordo con gli azionisti». Viene garantita una cedola di 0,16 euro per il 2015 e di 0,18 euro per il 2106, ma il dividendo «potrebbe essere anche più alto se ci saranno le risorse, a patto di rispettare i target del piano», ha detto il manager. Gli altri driver del piano sono l’efficienza operativa (confermata una riduzione di 1,6 miliardi degli investimenti destinati alla manutenzione), la crescita industriale (ci saranno 3,6 milioni clienti in più sulle reti, 11 milioni di nuovi contatori, 4,5 milioni di nuovi clienti retail) in cui una parte preponderante nei primi anni l’avrà Enel Green Power, dalla quale ci si aspetta un incremento dell’Ebitda di 1 miliardo entro il 2019 e 7,1, gigawatt di capacità installata aggiuntiva. Sullo sfondo resta il riassetto delle partecipazioni in Sudamerica dove Enel, complice forse l’avvicendamento al vertice di Enersis (ha lasciato Luigi Ferraris ed è arrivato Luca D’Agnese) è ancora al lavoro sul progetto di razionalizzazione che vedrà la luce entro un mese. La novità sta comunque nel fatto che Enel rinuncia ai buyback delle minoranze («non hanno convenienza fiscale» ha detto Starace), ma anche agli swap azionari presi in considerazione di recente. Il risultato finale comunque sarà una holding sudamericana (Enersis) cui faranno capo in ogni singolo paese società locali, eliminando il complesso coacervo di partecipazioni incrociate cross border che ora caratterizzano quelle società. Il mercato ha apprezzato il piano premiando il titolo con un rialzo del 3,01 per cento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA