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Saipem, Cao e Colombo per il vertice

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Saipem, Cao e Colombo per il vertice

  • –Celestina Dominelli

ROMA

Sarà Stefano Cao a sostituire Umberto Vergine al timone di Saipem. Ieri, come anticipato dal Sole 24 Ore, si è riunito il cda della controllante Eni per chiudere il cerchio attorno al rinnovo del board della società. E, come era emerso nelle ultime settimane, ad assumere il timone di Saipem sarà l’ingegnere romano, voluto dal numero uno di Eni, Claudio Descalzi, ma sulla cui candidatura c’è stato anche l’avallo del governo. Alla presidenza, invece, sarà proposto Paolo Andrea Colombo, che ha ricoperto la stessa poltrona in Enel e che è stato sia in Saipem (come amministratore e presidente del collegio sindacale) che nella controllante. Nella lista formulata dall’azionista di maggioranza figurano poi i seguenti nomi: l’ingegnere pavese Maria Elena Cappello, che già siede nei board di Sace, A2A e Prysmian; Francesco Antonio Ferrucci, già presidente ed attuale componente del collegio dei revisori della Cciaa di Rieti e che è stato anche consulente del ministero dello Sviluppo economico; Flavia Mazzarella, con un passato prima al Mef e poi all’Isvap (dove è stata anche vicedirettore generale) e attualmente in forza all’Ivass (l’istituto per la vigilanza sulle assicurazioni); e Stefano Siragusa, prima in Boston Consulting, dove ha iniziato la sua carriera, e ora amministratore delegato e direttore generale di Ansaldo Sts.

Nella nota diffusa ieri dopo il board, l’Eni indica Cao come «il candidato in possesso delle competenze professionali specifiche» per assumere la guida della società che conosce molto bene. Dopo la laurea in ingegneria meccanica, nel 1976 approdò proprio in Saipem dove fu assunto come ingegnere di cantiere e operation manager nella divisione offshore construction, ruolo che mantenne fino al 1980 per passare poi a ricoprire diversi incarichi di responsabilità oltreconfine. Nel 1986, rientrò in Italia, prima come engineering manager e poi, nel 1988, divenne vicedirettore generale operativo con la responsabilità della divisione costruzioni offshore. Da lì fu un crescendo, fino a essere nominato nel 1996 amministratore delegato con deleghe operative e, nel 1999, presidente esecutivo della società, che lasciò l’anno seguente per passare in Eni come direttore generale della divisione Exploration and Production. Ne uscì otto anni dopo per contrasti con l’allora amministratore Paolo Scaroni che nominò al suo posto proprio Claudio Descalzi, il suo numero due. Ma i rapporti ottimi di Cao con l’attuale capo di Eni non si sono interrotti nel corso degli anni ed è stato Descalzi a proporgli di rientrare nel gruppo alla guida della controllata.

Il ritorno non sarà comunque dei più soft. A Cao spetterà rimettere definitivamente in carreggiata la società, che è stata affidata a Vergine nel pieno dell’inchiesta giudiziaria in Algeria e che è passata attraverso tre profit warning nel 2013, dalla quale è uscita dopo un profondo e delicato riassetto del business voluto dall’ad, che le ha consentito, a fine 2014, per la prima volta negli ultimi tre anni, di ridurre il debito a 4,2 miliardi di euro (dai 4,7 miliardi di dicembre 2013) e di raggiungere un portafoglio ordini sopra i 22,4 miliardi, nonostante l’impatto del calo del prezzo del petrolio che ha investito il settore. Certo, i nodi da affrontare non mancano. E l’ingegnere romano dovrà lavorare a smaltire definitivamente i contratti a bassa marginalità - che hanno appesantito, e non poco, i bilanci degli ultimi anni - e a proseguire la ricostruzione della redditività del business, che dovrà scontare anche gli effetti dello stop al progetto South Stream, in cui la società era impegnata con circa 2,5 miliardi di lavori.

Ieri l’Eni ha ringraziato il presidente Francesco Carbonetti «per il contributo offerto nella tutela dell’interesse degli azionisti» e Vergine «per aver rafforzato Saipem, riportandola a risultati positivi». I piani del gruppo per la controllata non sono cambiati e, anche se al momento la procedura di cessione è stata messa in stand by, l’obiettivo, come ha ribadito anche Descalzi di recente nel corso della presentazione del piano industriale, è rimasto lo stesso. «Ci muoveremo nel momento giusto e alle giuste condizioni», ha detto il ceo a Londra. A Cao spetterà quindi preparare la società al meglio per consentire alla capogruppo di monetizzarne al massimo la vendita.

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