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Quando aiuti e garanzie sono Made in Germany

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L’ANALISI

Quando aiuti e garanzie sono Made in Germany

La possibile apertura di un’indagine della Commissione europea su aiuti di Stato alle banche di quattro Paesi della periferia dell’eurozona, fra cui l’Italia, riaccende un faro su una questione che è spinosa invece anche e soprattutto nei Paesi del centro dell’unione monetaria. Una questione riportata alla ribalta recentemente dalla decisione dell’Austria di non fa fronte alle garanzie dello stato della Carinzia alla Heta, la bad bank della fallita Hypo Alpe Adria, con immediate ripercussioni soprattutto sulle banche tedesche.

Dopo la crisi finanziaria globale del 2008, molti Paesi sono intervenuti a soccorso delle proprie banche. Gli aiuti di Stato più massicci li ha realizzati la Germania, oltre che il primo salvataggio, quella della Ikb, travolta dall’esposizione ai mutui subprime Usa. Berlino ha anche parzialmente nazionalizzato la Commerzbank, la seconda banca privata del Paese, con un'iniezione da 17 miliardi di euro, e ne detiene tuttora il 17%. Ha creato un fondo di sostegno al sistema bancario, la Soffin, dotandola di 400 miliardi di euro di garanzie e 80 miliardi per ricapitalizzazioni.

Complessivamente, secondo stime del “Fiscal monitor” del Fondo monetario, è il grande Paese dell'eurozona con il più pesante intervento pubblico a favore delle banche, pari al 12,5% del prodotto interno lordo (l'Italia è in coda, con lo 0,2%). Quasi il doppio di quel che ha fatto la Spagna (7,7% del pil), dove la crisi bancaria è stata conclamata e ha costretto Madrid a ricorrere ad aiuti europei per 100 miliardi di euro (di cui solo 40 effettivamente utilizzati). L'Olanda, altro Paese “virtuoso” del centro dell'area euro, ha fornito aiuti alle banche (compresa la nazionalizzazione di Abn-Amro), pari al 18,7% del pil, l'Austria del 4,7%, cui va ad aggiungersi il 7% per Hypo Alpe Adria. Il 1° marzo è stata dichiarata una moratoria sui debiti di Heta, la bad bank creata proprio in seguito al fallimento
di Haa.

Ed è la vicenda di Heta che ha scoperchiato il vaso di Pandora della reale affidabilità delle garanzie statali, di cui molte banche, in particolare tedesche e austriache, si fanno forti. Nell'autunno scorso, la banca pubblica di Amburgo, la Hsh, disastrata da prestiti in sofferenza soprattutto al settore del trasporto marittimo, ha schivato la “bocciatura” all'esame della Banca centrale europea solo grazie alla garanzia statale. La settimana scorsa, addirittura, una di esse, la L-Bank, ha fatto causa alla stessa Bce per essere esclusa dalla sua vigilanza, adducendo fra l'altro come giustificazione il fatto di essere a basso rischio, grazie alla garanzia pubblica dello Stato del Baden-Wurttemberg. In valori assoluti, la garanzie pubbliche per le banche prestate dalla Germania sono le più alte nell'eurozona, 517 miliardi di euro, pari al 18% del pil. Ma in Austria toccano una percentuale quasi doppia, del 35% del pil. Dopo il ripudio delle garanzie della Carinzia da parte di Vienna, gli investitori cominciano a chiedersi quanto valga questa copertura. Complessivamente in Europa, ci sono garanzie statali sul debito bancario pari a 1.300 miliardi di euro.

La presunta “sicurezza” offerta ad alcune banche dalla garanzia statale ne ha indotto altre, spesso a loro volta pubbliche o semipubbliche, a investire nel loro debito. La prima “vittima” del fiasco della Heta è stata la Duesseldorfer Hypothekenbank, specializzata in mutui immobiliari, che aveva un'esposizione di 280 milioni di euro al debito della bad bank austriaca e si è ritrovata con il cerino in mano dopo la moratoria. Per la seconda volta in sette anni, ha dovuto essere salvata dall'associazione delle banche private tedesche, BdB. L'interesse della BdB non è casuale: un tracollo della DuesselHyp avrebbe messo a nudo l'enorme mercato delle Pfandbrief, i titoli garantiti dai mutui immobiliari, grande fonte di finanziamento per le banche tedesche. Ma il contagio del caso Heta in Germania non è finito lì: la BayernLb, altra banca statale, della Baviera, ha dovuto dichiarare perdite sul debito dell'istituto austriaco e altre 9 banche tedesche sono pesantemente esposte.

Da decenni, del resto, contando sul sostegno delle garanzie statali, le banche pubbliche tedesche si avventurano in investimenti rischiosi e si ritrovano impantanate in tutte le crisi finanziarie, fin da quella del debito dell'America latina all'inizio degli anni 80, ai subprime, alla Grecia. L'intervento della Commissione europea, su iniziativa di Mario Monti, ha risolto solo in parte il problema, che è anche e soprattutto un problema di governance, con le nomine dei vertici delle banche pubbliche pesantemente influenzate
dalla politica locale.

L'intreccio fra le banche, aiuti e garanzie di Stato, politica e mercati resta un nervo scoperto del sistema, nel cuore dell'eurozona assai più che nella sua periferia.

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