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Poste, cedola da 250 milioni per il Tesoro

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Poste, cedola da 250 milioni per il Tesoro

  • –Laura Serafini

Il ministero dell’ Economia non si rassegna a racimolare pochi spiccioli dalle controllate. Nemmeno quando svalutazioni e partite straordinarie legate a un’operazione di pulizia del bilancio portano l’utile netto a ridimensionarsi sensibilmente. È accaduto così che, ieri, in occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio, l’azionista di riferimento di Poste Italiane abbia deciso di prendersi sotto forma di cedola ben oltre l’utile netto, che a fine 2014 è stato pari a 212 milioni (contro 1 miliardo di fine 2013). Il dividendo deliberato ieri è pari a 250 milioni; ben 38 milioni la società dei recapiti li deve pagare attingendo alle riserve libere, quelle non vincolate dunque da esigenze patrimoniali e di vigilanza legate all’attività finanziarie del bancoposta e alle attività assicurative. Non è proprio il migliore dei segnali in vista della quotazione in Borsa di una società che lamenta ormai da mesi il rischio di finire in rosso nel giro di qualche anno se non verranno arginate le perdite prodotte dal settore dei recapiti. Sarà interessante conoscere la politica dei dividendi che la società proporrà al mercato una volta sbarcata in Borsa: considerato che l’ad Francesco Caio vede il ritorno a un Ebit di 1,5 miliardi (quanto era a fine 2013; a fine 2014 si è fermato a 691 milioni) soltanto alla fine del piano quinquennale, c’è da pensare che non ci siano grandi margini per una generosa remunerazione degli azionisti. L’assemblea di ieri era convocata in via ordinaria. È stata rinviata maggio, invece, l’approvazione delle modifiche dello statuto che necessiteranno la convocazione di un’assemblea straordinaria. Tra queste modifiche l’introduzione del limite al possesso azionario (tra il 3 e il 5%) e l’ampliamento del consiglio di amministrazione fino a un massimo di 9 consiglieri.

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